Ieri in Via delle Nazioni a Modena c’era un campo nomadi non autorizzato. Stamattina non c’è più, dopo otto mesi di proteste da parte dei residenti.
Giuseppe Leonelli ieri, 28/12/11, sull’Informazione concludeva così il suo articolo sulla vicenda: “Eppure l’articolo 48 del Regolamento di polizia urbana parla chiaro: «In tutto il territorio comunale, compresa la sede stradale, le piazze, i parcheggi ed altre aree di
uso pubblico, è vietata l’effettuazione di qualsiasi specie di campeggio e/o attendamento, fuori dalle aree appositamente attrezzate… Gli operatori di polizia municipale sono tenuti a dare immediata esecuzione alla presente disposizione con le modalità più opportune, compresa la rimozione dei veicoli, in modo da assicurare l’allontanamento delle persone e dei veicoli con la massima efficacia e rapidità”.
Il comunicato stampa del Comune di ieri, fedelmente riportato dall’Informazione di oggi: “Tre camper e un furgone di nomadi che sostavano in via delle Nazioni sono stati allontanati questa mattina dal territorio comunale dalla Polizia Municipale di Modena. Nell’area è rimasto un solo camper che ha obbligo di dimora per decisione della Procura della Repubblica di Bologna. L’operazione è stata condotta da tre pattuglie che hanno operato l’allontanamento fuori dai confini comunali in applicazione dell’articolo 48 del Regolamento comunale di Polizia urbana, che vieta di campeggiare al di fuori delle aree attrezzate. Il gruppo di nomadi, composto da 4 nuclei familiari con 12 minori, all’arrivo degli agenti stava arrostendo alcuni pezzi di carne, violando l’articolo 23 dello stesso Regolamento, che vieta l’utilizzo di griglie su aree pubbliche non autorizzate. Per questo la Municipale ha elevato una multa.”
Facciamo un salto indietro. Sull’Informazione del 28/12/11, era riportata una risposta dell’Assessore Marino sulla vicenda. Non si tratta di una risposta istituzionale alla raccomandata inviata dai residenti di via delle Nazioni ed arrivata in Comune il 6 novembre scorso,si tratta di una risposta del 20 dicembre tramite e-mail alle sollecitazioni inviate, sempre via e-mail, da una parente di un residente.
Le parole di Marino sono virgolettate dall’Informazione, quindi le virgolettiamo anche noi. “[…]nella zona interessata la polizia municipale ha
svolto quasi ottanta interventi avvalendosi degli strumenti a disposizione, contestando l’inosservanza del regolamento di polizia urbana e del codice della strada. Nell’ambito di questi interventi si è proceduto a quattro allontanamenti, alla bonifica dell’area e a diverse sanzioni”.
E prima Marino, nella stessa risposta aveva scritto: “Il fenomeno è conosciuto da noi e tenuto in considerazione in attesa del disbrigo di procedure in capo ad altri enti, rese complesse per la presenza di diversi minori. Si tratta di azioni delicate, che a livello territoriale coinvolgono l’assessorato alle politiche sociali. Con l’assessore alle politiche sociali abbiamo condiviso l’obbiettivo di interruzione del fenomeno, assicurando il benessere e la tutela dei bambini coinvolti stante il ruolo ricoperto dalla nostra amministrazione e dal sistema normativo minorile”.
Facciamo un salto avanti. Sull’Informazione del 29/12/11, Francesca Maletti, Assessore alle politiche sociali risponde alle domande di
Leonelli: “L’assessore ai servizi sociali Francesca Maletti proprio ieri mattina ha confermato l’esigenza di allontanare i nomadi dall’area di via delle Nazioni”.
Assessore, perché in questi mesi il problema del campo nomadi di via delle Nazioni non è stato risolto? «Parliamo di
persone non residenti nel Comune di Modena. Non hanno alcun titolo a restare sul posto e devono essere accompagnati fuori dai confini comunali. Il problema è che dopo l’allontanamento spesso ritornano».
Ma il Comune conosce le famiglie che vivono in quell’area? «Alcune le conosciamo, altre no. Ribadisco che la loro presenza non è autorizzata né dal
Comune ne tantomeno dai servizi sociali».
Sono italiani? «No, si tratta di persone straniere, ma non sono in grado di fare un censimento».
Sono molti i minori coinvolti. Per loro il Comune non può fare nulla? «Non essendo residenti non possiamo fare nulla a livello sociale. Sui minori in questo caso non abbiamo alternative, anche per un inserimento in comunità serve un provvedimento del tribunale».”
Allora, in sintesi: il Comune conosceva il problema e alcune famiglie di nomadi, sapeva perfettamente che non poteva intervenire sui minori senza un provvedimento del Tribunale in quanto non residenti. L’articolo 48 era applicabile da subito. In otto mesi la Municipale si è presentata lì 80 volte ad elevare contravvenzioni che nessuno probabilmente pagherà. L’assessore non risponde ai residenti attraverso canali istituzionali
ma ad un qualsiasi privato cittadino che rompe con più costanza degli altri. Nella risposta accampa problemi particolari riguardo fantomatici disbrighi di procedure in capo ad altri enti (quali?) relativamente anche alla presenza di minori che complicherebbero inevitabilmente le cose, chiamando in causa l’assessorato alle politiche sociali che prontamente si tira fuori (la loro presenza non è autorizzata né dal Comune ne tantomeno dai servizi sociali).
Non è che per caso quelli che abitano lì intorno hanno aspettato per otto mesi una cosa che poteva essere fatta in otto ore volendo effettuare controlli pignoli?
Aspettiamo con fiducia la risposta del Comune alla raccomandata dei residenti.
Donatella Franchi
Aggiungiamo dalla nostra Redazione 2 interventi: il primo di una mamma, a cui è stata sottratta la figlia, Francesca Famigli che interviene sul caso dei nomadi di Modena: “Mi sorprende – dice Francesca Famigli – che l’Assessore Maletti si faccia scudo del Tribunale dei Minorenni davanti al problema dei minori figli di nomadi, come emerge nell’articolo sopra riportato. Alla sottoscritta è dato sapere, che sia proprio di competenza del Servizio Sociale Tutela Minori, fare le dovute segnalazioni, all’organo giudiziario, anche perché, in che modo il Tribunale avrebbe modo di informarsi da solo? Oppure detta regola vige solo per i figli di noi italiani allontanati dal nucleo familiare, tra l’altro, in situazioni senza reali e concrete motivazioni, come può essere il conflitto tra genitori”. “Chiedo all’Assessore – aggiunge la Signora Famigli – di cercare di evitare certe affermazioni alla stampa, per non urtare ulteriormente la sensibilità di chi vive l’allontanamento dei propri figli per banalità o inutili prese di posizione che di reale fondamento scientifico non hanno nulla”
Il secondo intervento è di Loretta Cornacchia Responsabile Gesef (Genitori Separati dai Figli) di Ravenna,che interviene sia sul caso dei nomadi di Modena, che sul caso di Forlì, dove i genitori hanno rapito la propria figlia in affido alla cugina di lei e sono fuggiti con la figlia di 7 anni in Tunisia, terra d’origine di lui.: “Sono stupita dalle affermazioni dei due assessori di Modena: Maletti e di Forlì, Drei, – dice, la responsabile Gesef di Ravenna – pare che usino lo stesso pensiero filosofico, mentre non si curano affatto di controllare l’operato dei loro “presunti” dirigenti e assistenti sociali e come copertura il Tribunale per i Minori di Bologna”.
“All’Assessore Maletti – continua la Signora Cornacchia – direi di controllare ulteriormente tutti gli operatori sociali. I minori dei nomadi vivono in condizioni di estremo abbandono e violenze inaudite, ma forse è meglio non toccarli: i genitori potrebbero reagire diversamente da noi per figli sottratti dalle presunte assistenti sociali senza comprovati motivi, e spesso, noi vittime del racket delle “Casa Famiglia” e degli operatori sociali senza scrupoli”.
“A, Drei – replica Loretta Cornacchia dell’Associazione Gesef- dico di non preoccuparsi, perché sono decine e decine, se non centinaia, i casi di padri e di madri, che singolarmente o insieme, fuggono dall’Italia con i propri figli. Figli, negati loro da Leggi e regolamenti che paiono inventati ad hoc,per mantenersi il posto di lavoro e per raggiunti “obiettivi”. Spesso le scomparse non sono neppure denunciate come il caso di S.P..”
“Farsi giustizia da sé – conclude la responsabile Gesef – non è un modo civile per risolvere situazioni “irrisolvibili” fino al compimento della maggiore età: ma di contro, morire d’amore nel vedersi strappata dal petto la nostra unica ragione di vita è un danno maggiore e un dolore insopportabile. Colfgo anche l’occasione per ricordare all’Assessore Drei, il caso Pascarella pedofilo riconosciuto tale, a cui proprio il suo Servizio Sociale diede in affido un ragazzo di 26 anni con problemi e un bimbo di 5 !!!!!
E chiedo: chi controlla i controllori?
Vorrei anche tranquillizzare l’Assessore alla preoccupazione: Caro Assessore, la famiglia che la fa preoccupare è riunita e sicuramente felice!!!!…..Noi No!”