Roma, 28 dic. – Si puo’ dare del ‘parassita’ ad un politico, a patto che l’espressione “rientri in un percorso argomentativo e come corollario di un ragionamento”.
A sdoganare, a precise condizioni, l’iperbole, e’ la Cassazione che, riconoscendo che “un uomo politico e’ piu’ esposto del comune cittadino alle critiche e ai giudizi dell’opinione pubblica in ragione del mandato rappresentativo che ha ricevuto e della necessita’ di rendere conto del suo operato”, spiega che e’ possibile “giustificare come espressione di ‘folclore giornalistico’ l’attribuzione del termine ‘parassita’ a uomini politici”.
L’importante, per non offendere la reputazione dei diretti interessati, e’ che l’espressione iperbolica venga motivata con una serie di ragionamenti.