“MANOVRE” PERICOLOSE – Il pareggio di bilancio resta una chimera

di Claudio Romiti

Il ministro Passera, in risposta alle perplessità espresse da Giulio Tremonti, ha decisamente escluso che il governo Monti stia pensando ad una ulteriore manovra finanziaria. Tuttavia, dato che la matematica non è una opinione, il forte rallentamento della nostra economia, previsto nei prossimi mesi, renderà assolutamente insufficienti le misure lacrime e sangue decise con i provvedimenti appena licenziati dalla Camera.

Ciò soprattutto ai fini di quel sempre più chimerico pareggio del bilancio, il quale sembra diventata l’ultima moda di un sistema politico che per anni ha dilapidato risorse senza curarsi delle conseguenze.

Quindi, è quasi certo che il calo dell’attività economica generale determinerà una decisa perdita di gettito tributario, allontanando le prospettive di risanamento che il professor Monti si è impegnato a realizzare.
E questo principalmente a causa del fatto che dette prospettive, come speravamo che non accadesse, si sono basate in gran parte sul capitolo delle nuove entrate predisposto dall’esecutivo tecnico.

In tal senso, la rincorsa dell’equilibrio dei conti pubblici attraverso la via delle tasse espone il sistema Paese al rischio di un pericoloso avvitamento in cui ad un crescente inasprimento delle imposte corrisponde una continua caduta dell’economia senza possibilità di uscita.
Ma se dobbiamo prendere per buona la smentita del ministro dello Sviluppo in merito ad una ulteriore manovra correttiva, allora ciò vuol dire che il governo si starebbe orientando verso l’unica strada possibile per risanare i conti, evitando di deprimere ulteriormente l’economia: il taglio della spesa pubblica corrente.

D’altro canto, con una mano pubblica che oramai, con gli ultimi provvedimenti, controlla circa il 55% della ricchezza prodotta non ci sono più margini ragionevoli per dare ossigeno ad un sistema che altrimenti rischia il collasso. Ciononostante, per ora l’eventuale ed auspicabile riduzione delle enormi uscite dello Stato costituisce una semplice deduzione, per l’appunto basata sulle parole del ministro Passera.

Atti concreti, infatti, in questa nodale direzione non ci sono fin qui giunti da un governo che, anzi, si è distinto per più di un piagnisteo non appena si è prospettata la possibilità concreta di attaccare quel mostro di sperperi che il regime politico-sindacal-assistenziale definisce pomposamente Stato sociale.

Certo, con la prospettiva di entrare nel tunnel profondo di una recessione, nel quale si fa fatica ad intravedere l’uscita, aggrapparci alla speranza di una semplice deduzione ci sembra francamente un po’ poco. Non vorremmo, ridotti proprio a vivere di speranze, finire per morire disperati sotto un governo di salvezza nazionale che sembra, per ora, interpretare la sua azione come quella del più spietato esattore tributario.

Claudio Romiti