di Claudio Romiti
Come riportato dalla stampa nazionale, la Confindustria ha divulgato alcune stime economiche piuttosto allarmanti. Si parla di una vera e propria caduta del Pil, il 2% dall’estate 2011 alla primavera 2012, e un crollo del tasso di occupazione con molte centinaia di migliaia di posti di lavoro persi in poco tempo.
Tuttavia, nonostante questo quadro molto fosco, in merito alle febbrili consultazioni sul testo finale della manovra Monti, abbiamo assistito ad uno spettacolo desolante. Come se ci si trovasse al casinò, anche l’esecutivo salva-Italia ha continuamente modificato la posizione delle sue fiches, togliendo qualcosa da una parte a vantaggio di quei settori in grado di esercitare una maggior pressione politica e/o sindacale.
Ma alla fine della fiera, ed è questo che conta veramente, il totalizzatore di questo drammatico gioco d’azzardo ci dice che a vincere sarà, come sempre, il banco. Ciò significa, molto in soldoni, che in dirittura finale la manovra lacrime e sangue del governo vedrà ulteriormente aumentare la quota di risorse prelevate dalla mano pubblica; mentre i già scarsi tagli saranno ancora più ridimensionati, onde accontentare il maggioritario, quanto irresponsabile, partito trasversale della spesa pubblica.
Tutto questo comporterà un aumento fortissimo della pressione fiscale allargata, portando la componente della ricchezza del sistema controllata dalla politica a livelli di un Paese collettivista. In sostanza, al di là dei fuorvianti discorsi sull’equità che lasciano il tempo che trovano, attraverso questi ultimi salassi predisposti da Monti & soci lo Stato arriverà a spendere oltre il 55% del Pil Italiano, a tassi di crescita invariata.
Ora, mi sembra evidente che nessuna linea di sviluppo sia possibile all’interno di una economia letteralmente soffocata da una mano pubblica che si comporta peggio del regime sovietico durante la prima collettivizzazione delle campagne russe. Regime che per la cronaca prelevava dai contadini ancora liberi “solo” il 50% dei raccolti.
Ma è comunque dimostrato dall’esperienza di molti Paesi che laddove il livello delle risorse gestite dallo Stato si avvicini alla metà del reddito nazionale, il tasso di crescita dell’economia tende ad avvicinarsi allo zero, o giù di li.
Per questo motivo, proprio in considerazione della già grave situazione economica e finanziaria del Paese, in ambienti liberali si riteneva che, al di là di qualche ulteriore prelievo straordinario per tamponare la grave situazione, il nuovo esecutivo si sarebbe concentrato su una serie di drastici tagli alla spesa pubblica corrente.
Invece, contrariamente ad ogni logica economica il professor Monti ha pensato bene di far quadrare i conti attraverso la strada in discesa di un prelievo fiscale, per così dire, indiscriminato. Per concludere con una battuta, non occorre essere un celebrato bocconiano per comprendere che un sistema economico costretto a ridurre drasticamente consumi ed investimenti a causa di un aumento draconiamo delle tasse è un sistema economico morto.
Con molto pessimismo, staremo a vedere.
Claudio Romiti