La medicina Monti va bevuta. Ma invece dell’aumento del carburante si dovevano fare più tagli

di Claudio Romiti

In tema di manovra lacrime e sangue, personalmente mi schiero tra quelli che considerano inevitabile bere la medicina amara preparata dal professor Monti, onde evitare il catastrofico fallimento che, in caso contrario, avrebbe condotto il Paese nel baratro. E sotto questo profilo, occorre dirlo per obiettività, tra i due grandi partiti che appoggiano l’attuale governo di tregua il Pdl sembra mostrare un maggior senso di responsabilità rispetto ai continui mal di pancia del Pd, afflitto da sempre dalla paura di farsi scavalcare a sinistra dai suoi alleati radicali.

Ma a parte ciò, nell’intero pacchetto di misure elaborate dall’esecutivo tecnico c’è ne una in particolare che mi appare a tutta prima profondamente sbagliata, principalmente perchè i suoi prevedibili effetti rischiano di risultare assolutamente controproducenti.

Mi riferisco alla vera e propria mazzata che, con l’aumento delle accise sui carburanti, viene inferta a chiunque si sposti su gomma, autotrasportatori compresi. Ora, è inevitabile che un simile aumento, che alla pompa già si quantifica dai 10 ai 13 centesimi a litro, vada ad intaccare pesantemente un settore strategico per la nostra già dissestata economia.

Oltre alla evidente penalizzazione del turismo interno, in particolare quello familiare in cui ci si sposta per i ponti ed i fine settimana, l’effetto preoccupante del citato provvedimento è destinato a prodursi sui costi di produzione delle imprese e sui consumi. Ciò in virtù del fatto, il quale certamente i cervelloni a governo non possono ignorare, che ben oltre il 90% delle merci italiane viaggiano su gomma.

E dunque, unito al recente inasprimento dell’Iva, questo forte aumento dei carburanti non può che scaricarsi sui prezzi, contribuendo a generare una spirale recessiva di cui, peraltro, già si cominciano ad avvertire i primi, sinistri segnali. Da questo punto di vista, dato che il citato innalzamento delle accise è stato deciso per rifinanziare i carrozzoni del trasporto pubblico locale, forse sarebbe stato meglio usare l’accetta in questi settori in cui domina il clientelismo e l’inefficienza, anzichè far pagare a tutti gli italiani il costo di sperperi e sprechi ben circoscritti alle tante aziende municipalizzate e/o consorziate sparse sul territorio.

Francamente, tanto per fare un esempio, dover pagare la benzina ed il gasolio oltre un euro e settanta per pagare lo stipendio agli oltre mille dipendenti assunti per “amicizia” politica all’Atac (Azienda dei Trasporti Capitolina) di Roma, a noi che viviamo a Perugia, proprio non ci va giù caro professor Monti.

Forse sarebbe stato più equo, oltre che economicamente corretto, licenziare qualche scaldasiedia.

Claudio Romiti