Maroni: “Manovra iniqua e recessiva, Pdl sfiduci governo e si vada a votare”

Roma, 5 dic. (Adnkronos) – “Per varare questa manovra, non era davvero necessario consegnare il Paese ai professori… Hanno accettato i diktat di Bruxelles sui conti e hanno perso di vista i valori“. E’ il giudizio che esprime l’ex ministro dell’Interno Roberto Maroni, intervistato dal ‘Corriere della sera’, che sfida gli ex alleati del Pdl: “Sfiducino l’esecutivo e consentano ai cittadini di votare: dire si’ all’Ici sulla prima casa e’ uno schiaffo a tutti coloro che li hanno votati“.

Per l’esponente della Lega nord, “questa manovra e’ iniqua perche’ colpisce chi ha un reddito fisso e i pensionati; e’ recessiva perche’ prevede soltanto aumenti di pressione fiscale, anche odiosi come quello sulla prima casa, che vanno a colpire il ceto medio, vale a dire la parte sana e produttiva del Paese che consente la stabilita’ sociale”.

Maroni si chiede “che fine hanno fatto gli ‘indignati’, dove e’ finita la Confindustria che si appellava al governo e gridava ‘fate presto’ riferendosi alle misure per la crescita: non mi pare sia stato previsto nulla in tema di sviluppo. E non mi pare ci sia stato un intervento straordinario per lottare contro l’evasione fiscale, come tutti si aspettavano. E allora – conclude l’esponente leghista – questo presidente del Consiglio dovrebbe avere il coraggio di andarsene e restituire onore alla democrazia”.

Manovra: Romani, in Parlamento discuteremo, partiti devono dire la loro

“Le misure sono molto dure, specie su casa e pensioni, e penso che la condivisione parlamentare sia ancora tutta da costruire. In sede di conversione del testo si puo’ sempre cambiare, la politica puo’ e deve ancora dare il suo contributo. In Parlamento discuteremo”. Lo dice l’ex ministro Paolo Romani, del Pdl, intervistato da ‘Il Messaggero’. “Dobbiamo dare all’Europa -aggiunge- una risposta seria e questo sta avvenendo grazie all’impegno di un gruppo di tecnici e ai partiti che hanno fatto un passo indietro. Resta il fatto che le forze politiche hanno il diritto di dire la propria. Specie quelle che hanno avuto responsabilita’ di governo. Non vorremmo sentirci dire che e’ un prendere o lasciare”.