In Italia sale divario sociale, Ocse: ‘Ricchi piu’ ricchi’. Cresce a 10% quota reddito nazionale detenuta dall’1% Paperoni

PARIGI – In Italia aumenta il gap tra ricchi e poveri, il reddito si accentra sempre più nelle mani delle fasce più elevate e la mobilità sociale zoppica. E’ il quadro tracciato dall’Ocse, in un rapporto su crisi e diseguaglianze economiche pubblicato oggi. Il salario medio del 10% più ricco nel nostro Paese, calcola l’organizzazione parigina, è oltre dieci volte quello del 10% più povero, 49.300 euro contro 4.877, e il divario è aumentato rispetto agli anni Novanta, quando il rapporto era di 8 a 1. Colpa in gran parte, spiega all’ANSA il vicedirettore della sezione Lavoro e politiche sociali dell’Ocse, Stefano Scarpetta, delle dinamiche del mondo del lavoro italiano degli ultimi decenni, con l’aumento degli impieghi atipici o precari.

“Negli ultimi anni – afferma Scarpetta – l’occupazione è aumentata, ma i nuovi posti di lavoro, soprattutto per i giovani, sono in gran parte di basso livello: bassa produttività, basso salario e poche prospettive di carriera. Il contratto a termine non è più un trampolino di lancio, ma una trappola in cui i giovani restano bloccati, senza riuscire ad accedere a posizioni economicamente migliori”. Ha però inciso anche la riduzione della capacità dei servizi sociali, come la scuola e la sanità, di aiutare i nuclei familiari più in difficoltà, attenuando i problemi legati al livello di reddito più basso, e di stimolare la mobilità sociale, che nel nostro Paese, dice ancora Scarpetta, è “scarsissima”. Poveri sempre più poveri, dunque, ma soprattutto ricchi sempre più ricchi. La quota di reddito nazionale controllata dell’1% più benestante della popolazione italiana è infatti aumentata dal 7% del 1980 al 10% nel 2008, e quella in mano allo 0,1% più ricco (“circa 60.000 persone”) è passata dall’1,8% al 2,6%. Una crescente polarizzazione del reddito, in cui anche le scelte matrimoniali giocano un ruolo: “In Italia, come in altri Paesi occidentali, i ricchi si sposano con i ricchi”, spiega ancora Scarpetta, “e spesso il professore si sposa con il professore, il medico con il medico e così via”. Così, le nozze diventano un ulteriore fattore di accentramento della ricchezza nelle mani di alcune fasce minoritarie della popolazione, e di riduzione della mobilità sociale.

La possibile soluzione a questi problemi, secondo l’Ocse, sta in primo luogo in un intervento sul mercato del lavoro, con la creazione di “posti qualitativamente e quantitativamente migliori, che offrano buone prospettive di carriera e la possibilità concreta di sfuggire alla povertà”. Ma anche in una revisione del sistema fiscale, che vada a colpire in modo più mirato i super-ricchi, in modo che “contribuiscano in giusta misura al pagamento degli oneri impositivi”.

di Chiara Rancati