Psc del Circondario Imolese: quando il territorio diventa affare privato

E’ quasi imbarazzante il modo con il quale il sindaco Daniele Manca cerca di giustificare l’ennesimo sfregio al territorio come una scelta che guarda all’interesse generale…

… Nella discussione sul Psc (Piano strutturale del Circondario Imolese) è emerso l’ennesimo tentativo di rendere edificabile un territorio di pregio, tra l’altro vincolato come quello che sta tra il cimitero del Piratello e l’ospedale nuovo di Imola. Cesare Baccarini, ex assessore all’urbanistica
dell’allora Pci tra gli anni Sessanta e Ottanta del Comune di Imola e della Regione, ha denunciato il tentativo al Ministero per i Beni e le attività culturali ottenendo una risposta che di fatto impone al Comune di Imola una sorta di marcia indietro: “Nelle more dell’adeguamento del Piano, si invita il Comune di Imola a porre particolare attenzione e ad evitare di delineare in sede di Psc interventi che comportino una sostanziale alterazione della qualità dei luoghi oggetti di tutela e che quindi non potrebbero ricevere il parere favorevole della Soprintendenza in sede di autorizzazione paesaggistica”. Tale provvedimento è stato ignorato dal Comune di Imola che non ha fatto sparire dal Piano l’ipotesi edificatoria.

Così dopo tante discussioni, molte non certamente alla luce del sole, ecco la genialata. Come un prestigiatore, il sindaco per uscire dall’impasse ha pensato bene di collegare l’operazione Piratello con il futuro ampliamento del Parco Acque Minerali, spiegandoci anche che le future abitazioni saranno di pregio con alti standard energetici. Per chi ha qualche anno questa operazione fa venire in mente le lottizzazioni in via Suore, la cui qualità abitativi e il cui pregio ora sono davanti agli occhi di tutti gli imolesi. E ancora, non capiamo perché gli alti standard energetici non si possono applicare a tutte le altre aree edificabili? C’è qualcosa di particolare in quell’area che la rende speciale da questo punto di vista?

Noi siamo convinti invece che si stia cercando di fare passare come interesse pubblico un’operazione dove l’unico interesse economico è quello privato, tanto più che non è dato conoscere se i proprietari o i futuri costruttori delle aree interessate hanno già concordato con il Comune l’acquisizione delle aree necessarie per l’ampliamento del parco delle Acque, la loro estensione, il loro prezzo e il rapporto tra la rendita che incasseranno e la quota di essa utilizzata per l’acquisto. In secondo luogo ci potevano essere altri soggetti interessati alla cosiddetta perequazione, ma soprattutto occorre che la perequazione sia inserita dentro un quadro di pianificazione definito dal pubblico e non con un Comune che insegue le scelte private. Infine con la scelta edificatoria dell’area del Piratello si modifica sostanzialmente una scelta territoriale che fin dal PRG del 1969 aveva protetto l’area della Via Emilia sia a destra che a sinistra nella direzione di Bologna ma anche di Faenza, aprendo così la porta a possibili futuri utilizzi edificatori di tutta l’area fino al Piratello.

Ci vogliono spiegare che costruire lì significa arrivare prima all’allargamento del Parco ed evitare che si cementifichi in futuro nelle aree adiacente le
Acque Minerali. Al di la del fatto che tutti sappiamo che fine fanno certe promesse, resta il fatto che non è certo un bel messaggio quello che il Sindaco Manca sta mandando alla “sua” città. Vorremmo ricordare, inoltre, al Sindaco che l’area limitrofa al Parco ha già una sua destinazione precisa come ci ha più volte ricordato l’assessore all’Urbanistica Andrea Bondi. Quell’area non è un jolly da usare a seconda delle esigenze e del bisogno di fare ingoiare qualcosa ai cittadini. Se poi si vuole parlare di perequazioni sono altre le aree da coinvolgere, come ci risulta fosse anche nei piani dell’Amministrazione non tanti mesi fa.

Ora giocare una contro l’altra due aree di pregio è un pessimo esempio di amministrazione della cosa pubblica. Ci dica il Sindaco qual è l’interesse
comune di questa operazione, se mai ce ne fosse uno? E non ci venga a parlare di un nuovo ingresso di qualità alla città, come se la Basilica e l’antico
Cimitero del Piratello, con l’insieme dell’area agricola ricca di alberature, una pregiata area verde (come la classifica il decreto del 1965), siano meno
qualificanti di un ammasso di cemento. Allora lasci stare il Parco Acque Minerali e abbia il coraggio di spiegarci quali sono i veri interessi che
stanno dietro a questa scelta, come a quella di un ampliamento abitativo più generale non certo giustificato dai bisogni. Abbia il coraggio di dirci che
questo è l’unico modo che questa giunta conosce per recuperare risorse e per ridare fiato ad un’edilizia in grande difficoltà. Altro che interesse pubblico, qui siamo di fronte a ben precisi interessi privati!

In questa vicenda emerge poi un altro dato preoccupante. Gli amministratori di questa città non si sono ancora resi conto che l’uscita da questa crisi non può certamente passare dall’applicazione di vecchie ricette sviluppiste dove al centro vi è un consumo indiscriminato del territorio, tanto più se solo quantitativo e non qualitativo e in gran parte fondato su superfici commerciali e terziarie eccedenti la domanda.

Ricordiamo ancora che Imola è una città che ha un patrimonio abitativo vuoto enorme, in parte da qualificare. I vecchi quartieri costruiti negli anni 50 non meritano una riqualificazione, così come si è fatto con la vecchia area industriale al di là della ferrovia, purtroppo realizzata per singoli lotti, su una rete stradale rimasta ferma agli anni 50 senza un disegno di città? Ci sono poi tante aree dismesse che andrebbero recuperate e che in parte potrebbero anche essere destinate ad edilizia abitativa. Cosa significano per il Sindaco parole come recupero, ristrutturazione, qualificazione del territorio?

Così come l’idea della Fucina, anche quella di questa edificazione dimostra un’idea di città ben lontana dai criteri di qualità della vita e di benessere,
che non si misurano solo con il conto in banca, e che ormai fanno parte del patrimonio delle realtà più avanzate d’Europa. Imola con scelte come queste rischia di fare ulteriori passi indietro rispetto a un concetto di vivibilità
che le Amministrazioni più avvedute stanno perseguendo e sicuramente non si contribuisce al futuro occupazionale dei giovani con l’offerta di diventare dei lavoratori dell’edilizia o dei semplici commessi (ammesso e che concesso che ciò sia vero), quando invece si stanno riducendo i posti di lavoro qualificati nel primario e nel secondario ed anche nel terziario avanzato.
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