Fra Iran e Occidente scontro inevitabile

Assalto all’Ambasciata, l’Iran “avverte” Londra. Un estremo tentativo i mostrare i denti e proteggere la propria potenza atomica in ascesa.

In che consiste veramente il caos iraniano, scoppi, aggressioni, rapimenti, rilasci? È l’uranio, stupido. La lista degli eventi ci aiuta, ma bisogna allargare lo sguardo: lunedì il grande scoppio a Isfahan, uno dei centri di arricchimento nucleare. Poi, ieri, l’attacco di katiushe dal Libano sulla Galilea, nel nord d’Israele, inusitato di questi tempi, perchè gli Hezbollah sono nei guai a causa della rivoluzione siriana che mette in crisi Assad, loro consueto fornitore di armi e aiuti per conto dell’Iran.

Ma chiunque abbia sparato dal Libano, siano essi gruppi palestinesi, o la componente sunnita, oppure Al Qaida, si tratta quasi sicuramente di un avvertimento iraniano a chi si era divertito poche ore prima a far esplodere i reattori iraniani. E lo scoppio di ieri è il secondo dopo quello di Bigdaneh il 12 novembre che ha fatto a pezzi il generale Hassan Mogdaneh, cervello pensante del progetto nucleare, seguito tutta una serie di altri eventi, fra cui la sparizione degli scienziati e i devastanti attacchi degli hacker: insomma, qualcuno pensa intensamente, con dedizione, a bloccare la bomba iraniana.

Ma l’attacco dal Libano è un piccolo avvertimento a piantarla, come piccola, specialmente dati i precedenti dell’ambasciata americana nel 1979, possiamo giudicare l’aggressione di ieri all’ambasciata britannica. Naturalmente la causa è stata la politica inglese di sanzioni. Esse peraltro si stanno avventando sull’Iran dopo che l’Aiea ha presentato il rapporto in cui certifica che l’Iran arricchisce l’uranio per scopi bellici. Il Congresso americano sta preparando un pacco di sanzioni letali da approvare prima di Natale. Intanto, gli scoppi punteggiano l’antipatia internazionale per la politica nucleare degli ayatollah. Dunque che cosa fa l’Iran in queste ore? Perché attacca gli inglesi e poi li rilascia? Perché è un estremo tentativo di mostrare i denti ma senza creare ulteriori reazioni internazionali per seguitare a proteggere la loro potenza atomica in ascesa. Il regime ringhia senza troppo mordere per conservare il punto di arrivo, l’atomica, in una situazione di difficoltà senza precedenti. La situazione economica rischia di precipitare addosso all’Iran con un’ondata enorme di sanzioni; gli scontri interni sono all’apice; la Siria e la Libia sono cupi segnali; l’opposizione interna, pur seviziata, probabilmente sta preparandosi a una rinnovata rivoluzione una volta che le sanzioni mettano l’economia al tappeto, e comunque lo scoppio nel compound segretissimo di Isfahan dimostra che qualcuno dall’interno aiuta un’eventuale azione internazionale.

E l’azione internazionale potrebbe essere larghissima: si dice sempre Mossad e Cia, e nessuno pensa all’Arabia Saudita, di cui l’Iran stava per assassinare l’ambasciatore a Washington. L’Iran si è spinto molto oltre un comportamento accettabile, mostrando i denti per difendere la bomba, e quando l’Aiea ha dimostrato che essa è reale, è dietro l’angolo, tutte le sue minacce, le sue aggressioni verbali, l’egemonismo nei confronti delle rivoluzioni arabe, le follie del millenarismo che vuole l’apocalisse per stabilire il califfato mondiale e far tornare il Mahdi hanno acquistato un diverso significato: se l’Iran avrà la bomba, la continua minaccia cambierà tutte le dinamiche di un mondo sotto ricatto. Dunque assistiamo alla preparazione di uno scontro che è in ogni caso definitivo, comunque lo si gestisca. Gli ultimi eventi ci dicono che nessuno può permettersi un Iran con la bomba, e senza bomba l’Iran può ringhiare, ma non azzannare. Dopo, è un’altra storia.

Fiamma Nirestein