ROMA – E’ morto ieri in Svizzera all’età di 79 anni Lucio Magri, che fu tra gli animatori del gruppo di dirigenti comunisti dissidenti che nel 1969 diede vita al ‘Il manifesto’, rivista e successivamente quotidiano comunista. Voce critica dall’ interno del Pci, gli esponenti di quel gruppo furono radiati dal partito nel novembre di quell’anno. Riferiscono i la notizia in prima pagina il Manifesto e Repubblica, che ricorda Magri con due pagine e spiega che l’esponente politico ha deciso di morire fuori dai confini italiani con il “suicidio assistito”.
Il quotidiano diretto da Ezio Mauro spiega che Lucio Magri è partito per la Svizzera “venerdì sera”, per recarsi da un “suo amico medico”. Non era la prima volta, scrive Repubblica, Magri “l’aveva già fatto” una volta o due ma, “non convinto fino in fondo”, “era sempre tornato”. La decisione, secondo il quotidiano, sarebbe arrivata ieri mattina, con un Magri “sereno, lucido, determinato” e un’ultima telefonata fatta nel pomeriggio alle 16. “La vita – così il Manifesto ricorda in prima pagina Lucio Magri con un corsivo – gli era diventata insopportabile, sia sul piano politico che su quello personale”, in particolare dopo la morte della moglie, Mara, per un tumore. E scrive che “senza di lui non sarebbe nato il gruppo del manifesto dopo i fermenti del ’68”. Magri, riporta il quotidiano diretto da Ezio Mauro, sarà seppellito a Recanati vicino alla sua Mara, “nella tomba che con cura aveva predisposto dopo la morte della moglie”.
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