Ormai quello strano mondo dove nasce, vive e prospera il conflitto d’interesse sembra non preoccupi più alcuno, salvo qualche gazzettiere che non ha ancora compreso come stanno le cose.
Gli autorevoli membri del governo Monti sono più o meno “benedetti” dal conflitto d’interesse. Ma loro sono loro, e Silviuccio è altra cosa. Fatto sta che si è deciso di semplificare la comunicazione, sul cosiddetto conflitto, con gli acronimi “aS” e “dS”. Prima e dopo Silvio.
Il Cavaliere ha liberato tutti con il suo “tana!” gigante. La Patria è in pericolo. Inutile guardare al conflitto degli ottimati. Anzi, più sono “conflittati”
meglio è. Questa è la prova regina che ci sanno fare. E noi abbiamo bisogno di gente che ci sappia fare. O no?….
Al termine di Milan Barcellona, un tifoso ha chiesto a Berlusconi di abbassare le tasse. “Io non conto più niente “, questa la risposta di un sorridente Cavaliere. Un incontro banale tra presidente e tifoso, con risposta, all’apparenza, altrettanto scontata. Basta un solo flash di riflessione per vedere una storia lunga diciotto anni condensata in una sola frase. Il problema del Paese lo troviamo racchiuso in quella frase.
Con l’attuale Costituzione, la Repubblica esprime il meglio e il peggio di sé (dipende dai punti di vista) attraverso la figura dell’inquilino del Colle. Da palazzo Chigi possiamo attenderci poco, visto che l’inquilino pro tempore conta meno del più scalcagnato sindaco italiano. Quell’ipotetico sindaco può infatti licenziare uno o più assessori, come e quando vuole. L’inquilino di palazzo Chigi non riesce a cacciare un ministro, senza che si apra una crisi di governo, con tutte le conseguenti procedure ben note.
C’era una volta, un Cavaliere che s’illudeva di comandare, ma non contava alcunché e prendeva sul groppone gli anatemi del mondo. Oggi abbiamo un Berlusconi che non conta alcunché, ma è libero dai pernacchi globali. Un bel passo in avanti.
guglielmo donnini