Saviano e quell’aspirazione a diventare il cantore degli indignados

di Claudio Romiti

Ogni rivoluzione ha il suo cantore. Il georgiano Vladimir Majakovskij, morto suicida per la mancata realizzazione della sua utopia, lo fu per quella bolscevica, Roberto Saviano ambisce ad esserlo per quella dei cosiddetti indignados.

Come un rapace a caccia di onori e popolarità, quest’ultimo si è precipitato a New York a cantare le lodi del movimento di protesta che sta passando alla storia come “Occupy Wall Street”. E in questa veste di annunciatore di cambiamenti epocali, lo abbiamo ascoltato in una lunghissima intervista rilasciata alla sinistra telegiornalista Giovanna Botteri, in quel di Zuccotti Park, luogo simbolo del citato movimento.

Ebbene, al di là della solita pappardella di luoghi comuni circa la bontà del popolo che lotta contro i cattivi di turno -in questo caso la bieca speculazione finanziaria-, lo scrittore pelatino non è riuscito a spiegarci in cosa si baserebbe esattamente la sua entusiastica adesione ad una protesta che, come tante omologhe, sembra assolutamente fine a se stessa.

L’unica cosa che il celebrato autore di “Gomorra” è riuscito dire è stato un nonsense. In sotanza, a parere del più scortato intellettuale italiano, la forza di quel presunto 99% -in realtà la solita minoranza di estremisti presenti in ogni società avanzata- di persone che ambiscono a demolire la Borsa americana consisterebbe nel fatto di non sapere esattamente cosa vogliano. Una frase molto chiara la quale, se espressa all’inizio, avrebbe evitato una tediosissima intervista infarcita di frasi  fatte e di retorica popolar-collettivista.

Da questo punto di vista Roberto Saviano sta diventando il campione di una grossolana demagogia mediatica un tanto al chilo che, data la sua elementare struttura bianco/nero, buoni/cattivi, amici/nemici e onesti e criminali, chiunque è in grado di comprendere. Tuttavia, se ci proponiamo di arrivare ad una percezione più realistica della complessità dei fenomeni sociali, non è proprio il caso di affidarsi alla visione fumettistica di questo personaggio che molto sta ottenendo in cambio dell’aria fritta che ci propina.

E da questo punto di vista, contrariamente agli okkupanti di Zuccotti Park, egli sa bene cosa vuole ottenere con le sue continue incursioni politico-mediatiche: popolarità, onori e soldi , alla faccia di quei milioni di gonzi che lo stanno a sentire come se fosse il nuovo Messia dei poveri e degli oppressi. Poveri noi!

Claudio Romiti