Riequilibrare il sistema verso lo sviluppo

di Claudio Romiti

Imola Oggi – A mente fredda, le scomposte e fragorose manifestazioni di giubilo che molti sinistri personaggi della cosiddetta area antagonista hanno inscenato al passaggio del dimissionaro Berlusconi mi sono sembrate veramente paradossali. Al grido “siamo liberi”, la solita minoranza di facinorosi, abituati ad okkupare piazze ed università in nome e per conto della sempre più spenta fiaccola del collettivismo, ha esultato con l’idea stampata in volto secondo la quale, mandato a casa il Cavaliere nero, il prossimo governo esaudirà finalmente tutte le loro infinite rivendicazioni sociali.

Almeno per una notte molti nostrani indignados con la kefia e il pugno sempre chiuso hanno sognato l’instaurazione di un sistema politico fondato essenzialmente sui diritti e sui bisogni. Tuttavia, la disillusione arriverà molto presto per i fautori ideologici di uno statalismo che sta mandando in default mezza Europa.

L’esecutivo d’emergenza diretto da Mario Monti tutto potrà fare fuorchè rincorrere demagogicamente le richieste di nuova spesa pubblica provenienti dai variegati settori della sinistra radicale. E ciò non lo dice solo la formazione chiaramente liberale del prestigioso bocconiano, è la situazione generale che si è creata in Italia e sui mercati internazionali che indica chiaramente la strada da percorrere per tentare di rimettere in carreggiata il Paese.

Una strada che, al di là degli inevitabili prelievi aggiuntivi per tamponare la situazione contingente, dovrà necessariamente passare per un drastico ridimensionamento dell’intervento dello Stato, con la conseguente e salutare diminuzione della spesa pubblica. Qualunque altra ricetta, nell’ambito di un sistema pubblico che -non mi stancherò mai di ripeterlo- spende oramai circa il 53% della ricchezza prodotta, sarebbe catastrofica, causando il tanto temuto default, con le inevitabili, drammatiche conseguenze del caso.

D’altro canto i mercati hanno preso di mira l’Italia non a seguito di un immaginario complotto mondiale. Gli operatori finanziari sparsi sul globo hanno cominciato a vendere i nostri Btp sul mercato secondario, causando un drastico innalzamento dello spread, perchè ritengono che un Paese afflitto da un debito pubblico molto alto, da un eccesso di spesa corrente e da una bassa crescita dia scarse garanzie sul piano della solvibilità.

Garanzie che certamente non possono migliorare se la politica di ogni colore continua a rincorrere qualunque domanda di sostegno e di protezione proveniente dalla società organizzata in sindacati, lobby e corporazioni. In pratica, se vogliamo restare agganciati al treno dell’euro, evitando il grave trauma di un ritorno alla moneta nazionale, non si potrà più avallare la spinta collettivistica a concedere posti di lavoro inventati e privilegi vari a richiesta.

Appare sempre più evidente che occorra riportare un Paese distrutto da una forma progressiva di collettivismo strisciante sulla via di una moderna economia di mercato in cui, fatta salva una autentica solidarietà nei confronti dei più bisognosi, i cittadini si sforzino di trovare uno sbocco in attività che producano una reale ricchezza.

Solo riequilibrando il sistema in favore dello sviluppo è possibile ripristinare quella necessaria fiducia sul pagamento nostro colossale debito pubblico. Fiducia che certamente non potrà scaturire dal becero protezionismo di una certa piazza.

Claudio Romiti