L’ultima decisione delle Autorità bancaria Europea (EBA), un organismo di recente istituzione che raggruppa i governatori delle banche centrali, si può configurare come l’ultima (ennesima?) mazzata all’Italia da parte dell’asse franco-tedesco.
Succede questo: le banche francesi e tedesche sono piene di titoli “tossici”, quelli che difficilmente saranno rimborsati a scadenza, come i bond greci. Le banche italiane invece ne hanno pochissimi. Ciò dovrebbe giocare a favore della
fiducia nelle nostre banche, attirando depositi e investimenti.
Ecco che a fine ottobre interviene l’EBA, istituito per sorvegliare la solvibilità delle varie banche, e decide di valutare tutti quanti i titoli detenuti dalle banche al valore di mercato. Tutti, “tossici” o no, come se le banche li vendessero al momento della valutazione anziché tenerli fino alla scadenza.
Ora, accanto ai titoli greci le banche tedesche e francesi hanno ovviamente anche i titoli del proprio paese, a cui grazie anche ai giornali oltre che agli speculatori va la fiducia del mercato. Valutarli come se li si vendesse adesso anziché tenerli fino alla scadenza, quando saranno rimborsati al valore nominale, consente a chi come francesi e tedeschi sono pieni di titoli tossici di annullarne fittiziamente il danno e competere in modo gagliardo con le altre banche, fra cui quelle italiane.
Alle banche italiane accade il contrario: pur essendosi tenute prudentemente alla larga dai titoli tossici, con il criterio deciso dall’EBA esse sfigurano rispetto alle banche tedesche e francesi. Avendo investito nei titoli di Stato italiani, che ora devono essere valutati non al valore che effettivamente incasseranno alla scadenza ma al valore che raccoglierebbero se fossero vendute prima, cosa che non avverrà, esse sono legate ingiustamente, anche in questo caso, agli umori degli speculatori.
Da notare che le regole contabili degli auditor (International Auditing Standards) prevedono una valutazione diversa dal valore nominale, il cosiddetto “fair value”, ma solo per eventuali correzioni prudenziali al ribasso, non anche in aumento del valore rimborsabile a scadenza. Con la regola dell’EBA invece le banche di Francia e Germania possono attribuire ai loro bond nazionali anche un valore superiore al valore nominale, in base agli umori del mercato, e far sì che gli investitori continuino a fidarsi di loro. Nonostante i titoli tossici che possiedono.
Ma non basta. Oltre a mettere in difficoltà le banche italiane rispetto alle concorrenti d’oltralpe per l’aumento di sfiducia che comporta il confronto
basato sui tali valori volatili, la stessa EBA in base a questa valutazione comparativa impone sforzi maggiori di capitalizzazione, cioè di reperimento di nuove risorse, alle banche italiane rispetto a quelle francesi e tedesche. Dei 100 miliardi di nuovi capitali di cui la EBA impone alle banche europee di dotarsi, 14 miliardi gravano sulle banche italiane, mentre alla Francia basterà trovarne 5 e alla Germania 9.
E se le banche italiane, vista la penalizzazione legata all’acquisto dei titoli italiani, dovessero trarne le logiche conseguenze alle prossime aste e
tenersene lontani? Chi comprerà i BOT e i BTP necessari per non far affondare l’Italia?
Alessandra Nucci