Mario Monti e l’euro: ecco in che mani siamo

Da quando qualcuno ha deciso per tutti gli italiani e al loro posto che il prossimo capo del governo dovrà essere il professor Mario Monti, gira sul web e sui social network un video che forse era sfuggito ai più. Si tratta di una puntata dell’Infedele, la trasmissione politica che Gad Lerner conduce su La7, risalente allo scorso 26 settembre.

Ebbene, uno degli ospiti in studio era proprio Mario Monti, il quale ha dichiarato testualmente che “oggi stiamo assistendo al grande successo dell’euro”, la cui manifestazione più concreta è la Grecia, costretta in questo modo a dare peso alla “cultura della stabilità” con la quale sta trasformando se stessa.

Non bisogna essere degli esperti in economia per capire che in questa frase qualcosa non va e stona pesantemente con il sentire comune ed il buon senso. Di fronte al crollo greco, l’esimio professore, ritenuto non a torto amico di quei “poteri forti” che gestiscono le sorti degli Stati, afferma in buona sostanza la validità e i meriti della moneta unica europea. Se una riflessione simile fosse stata elaborata da un Berlusconi qualsiasi, sarebbe scoppiato l’ennesimo scandalo e subito i media avrebbero bollato la battuta come imperdonabile gaffe. Ma poiché autore di tutto ciò è stato l’economista e “uomo della provvidenza” Monti, allora nessuno apre bocca. Anzi, magari qualcuno applaude. In verità, quel che sostiene il professore non è sbagliato dal suo punto di vista. Rappresentando quei circoli ristretti che ruotano attorno ai grandi organismi sovrastatali, Monti ha espresso chiaramente quello che è l’obiettivo dell’euro, ovvero la drastica riduzione della sovranità nazionale.

Oggi ormai i governi possono far ben poco, hanno un margine di discrezionalità ristretto, perché devono rispondere prima di tutto al Fondo monetario internazionale (Fmi), alla Banca centrale europea (Bce), i ad altri potentati, che hanno il potere di ricattarli. Non è un caso che i vertici di questi organismi vedano con favore la nomina di Monti a capo di un governo tecnico per l’Italia.

C’è solo un piccolo problema: nessuno ha mai eletto i membri del Fmi o della Bce e nessuno ha votato Monti come presidente del consiglio. Si fa un gran parlare di democrazia e sovranità popolare, ma a quanto pare si tratta di discorsi vuoti, pronunciati ipocritamente per nascondere il perseguimento di ben altri interessi. L’Italia rischia di essere governata da un uomo che è membro del comitato direttivo del discutibile Gruppo Bilderberg, presidente europeo della Commissione Trilaterale fondata da David Rockefeller, International aAdvisor per Goldman Sachs, strettamente legato ai “poteri forti” che stanno cercando di pilotare la crisi in cui si dibatte il nostro Paese. Il che non è certo rassicurante.

Federico Catani