Gianni Letta: ‘faccio un passo indietro’. Pdl: sì a Monti ma con paletti’. Bersani: ‘Oggi giorno della liberazione. Lega all’opposizione
Silvio Berlusconi lascia e Giorgio Napolitano, con un timing serratissimo, procederà alla consultazioni per assegnare entro domani sera l’incarico a Mario Monti.
L’opposizione esulta ma, prima ancora dei partiti, a festeggiare sono i cittadini che per tutto il giorno hanno contestato il Cavaliere e che si sono ritrovati davanti al Quirinale ad attenere la notizia ufficiale delle dimissioni del capo del governo. Da domani sera dunque sarà l’ex commissario Ue
il nuovo inquilino di palazzo Chigi, che potrà contare sull’appoggio pieno delle attuali opposizioni e, alla fine, anche del Pdl che dopo giorni di
discussioni, e rischi di spaccature, ha accettato di sostenere un esecutivo tecnico ponendo però dei precisi ‘paletti’: primo fra tutti l’ingresso di Gianni Letta nel governo (il sottosegretario ha però annunciato al Colle di fare un passo indietro, con senso “di responsabilità e dello Stato”, per “evitare di essere un problema o un ostacolo”. La richiesta di un ingresso di Letta nel governo il Cavaliere l’ha fatta direttamente a Monti nel corso del pranzo a palazzo Chigi, ricevendo però un no secco dal rettore della Bocconi intenzionato a procedere in solitario nella stesura del programma così come nella composizione della squadra di governo che deve essere tutta ‘tecnica’, con piena convinzione del segretario del Pd Pier Luigi Bersani.
Un tentativo di mediazione tra le parti sarebbe stato fatto anche dal Quirinale sul ‘nodo Letta’, anche se l’ipotesi che il sottosegretario possa far parte del nuovo governo appare al momento impraticabile. Ne è consapevole anche lo stesso Cavaliere che però non rinuncia al pressing. Anche se l’idea di un governo tecnico sostenuto dal Pdl ma senza la presenza di suoi ministri potrebbe diventare un importante viatico per non rompere definitivamente l’alleanza con la Lega Nord. Un ragionamento fatto con lo stato maggiore del partito riunito a palazzo Grazioli in un vertice carico di tensione, non solo per la decisione di doversi arrendersi ed accettare un governo guidato da Monti, ma anche per le contestazioni di piazza che hanno accompagnato ministri e dirigenti. Il sì a Monti però non significa accettare tutto a scatola chiusa. Berlusconi lo ha ribadito a muso duro anche al Quirinale in un faccia a faccia che nel Pdl non esitano a definire gelido e carico di tensione. Il Cavaliere ha ribadito la richiesta di volere Letta nell’esecutivo come ‘rappresentate’ del centrodestra in più avrebbe preteso che il programma del nuovo governo ricalcasse gli impegni presi dal suo esecutivo con l’Europa. Stessi concetti che domani la delegazione del Pdl guidata da Angelino Alfano ripeterà al Quirinale.
L’esito dell’incontro sarà riferito dal segretario del partito ai dirigenti pidiellini in un vertice che dovrebbe tenersi già domani sera. Insomma
disponibilità a votare la fiducia a Monti facendo però chiarezza sugli obiettivi dell’esecutivo: Il nuovo premier – è la linea condivisa dal Pdl – deve capire che con i nostri numeri possiamo staccare la spina quando vogliamo. La decisione ufficiale, il Pdl la prenderà in un nuovo ufficio di presidenza che si riunirà una volta ascoltato il discorso ed il programma con cui Mario Monti chiederà la fiducia in Parlamento. Chi invece non sembra essere disposta a cambiare idea è la Lega Nord pronta già, come ha annunciato Umberto Bossi, a “fare l’opposizione”. Il nuovo esecutivo avrà poi il sì compatto di Pd, Udc e Terzo Polo mentre l’Italia dei Valori si riserva di ufficializzare il suo appoggio dopo aver valutato il programma del nuovo governo.