In che Paese viviamo? Quando il fisiologico diventa patologico

In che Paese viviamo? Può, a prima vista, sembrare un artificio retorico, di quelli che si usano per infiocchettare un discorso, quando non s’ha da dire alcunché, ma si vuol chiacchierare lo stesso.

La prima risposta che mi scappa a razzo è:nel Paese dove il fisiologico degli altri Paesi diventa patologia italica.

La Costituzione recita, con didascalica solennità (articolo 1):”La sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.”. La fisiologia di uno Stato democratico sta nel corretto esercizio della sovranità popolare attraverso gli strumenti previsti dalla  Costituzione.

Chiamare i cittadini alle urne, poiché titolari della sovranità popolare, dovrebbe essere l’espressione più nobile ed elevata di una sana  democrazia. Il problema di casa nostra:del fisiologico che diventa patologico,  lo ritroviamo lampante nel discorso degli ottimati. Di coloro che “usan parlar di popolo” a condizione che il suddetto si tenga a debita distanza, sia in senso fisico che figurato:poiché la troppa vicinanza farebbe “senso”. Anche Palmiro Togliatti manifestava una certa ritrosia nel contatto col popolo.

Gli ottimati di casa nostra, in cuor loro, se potessero, darebbero una bella sforbiciata al suffragio universale:essendo ignorante la gran massa del popolo. Gli ottimati di casa nostra vorrebbero il governo di”decantazione”, prima di chiamare il popolo alle urne; poiché c’è “ben altro” da fare, ce lo chiedono i mercati e non ci si può affidare alla sudaticcia emotività degli elettori.

Da qui la chiamata di questo o quel super Mario del momento, accompagnata dal coro osannante dei leccaculo in servizio permanente effettivo. C’avemo er mejo, che stamo a fa’? A Mario, faje li bbozzi!
Mamma mia, che tristezza! Sentirsi sotto tutela permanente di coloro che, facendo solo il proprio tornaconto, fingono di battersi per la Patria, mentre coltivano senza tregua metafisici cetrioli destinati al “popolo sovrano”.

guglielmo donnini