“C’era una volta”. Consigliera Pdl cambia sesso ma solo all’’Anagrafe

La ragazza di nome Giulio, libro di Milena Milani, adesso c’è l’uomo di nome Martina. Stavolta per non siamo in un romanzo, siamo nella realtà che qualcosa da non prendere sottogamba.

Che poi Michele Castellana, questo il suo nome all’anagrafe di Salerno fino all’altro giorno, più che un uomo un superuomo: non solo per la folle, amorale pretesa nietzschiana di andare oltre se stesso scatenando la propria volontà di potenza, anche per le misure.

Ma tranquilli, non si intendono ‘quelle’ misure quanto piuttosto la sua ragguardevole statura. In tutte le foto rintracciabili, Michele (o Martina?) supera di un dieci-venti centimetri gli uomini circostanti. Che spesso sono uomini politici, in qualche modo suoi colleghi   perchè Martina (o Michele?) già trombata alle elezioni provinciali nelle file del centro-destra, oggi è presidente della commissione pari opportunità come fortemente voluto dal presidente Cirielli, ex An.

Se in quanto ad altezza si distingue, c’è un aspetto su cui Martina (Michele?) batte tutti: il giropetto. E non è un dono della natura nè tantomeno segno di una dieta ricca e ben fornita. Il seno di M. è tutto silicone. Insomma siamo di fronte a uno di quegli omoni-donnoni che non
passerebbero inosservati neanche lo volessero: ma è chiaro che M. a passare inosservato non ci ha provato mai.

L’uomo di nome Martina non sarebbe una gran notizia se fosse un uomo divenuto chirurgicamente donna, come capita ormai da molto tempo. Ma la grande notizia c’è siccome Michele è riuscito a cambiare la propria carta di identità e a diventare Martina (a proposito: perché non Michela?) senza nemmeno farsi operare.

La possibilità di mentire al prossimo circa la propria più intima natura era finora una diabolica esclusiva della Spagna zapateriana mentre adesso, evidentemente, esiste anche in Italia. E non è stata nemmeno una lunga, aspra battaglia. Tutto sommato non ci è voluto molto, ci sono voluti un avvocato (anche costui un trans, però operato), una richiesta alla prefettura di Salerno, il placet del ministero dell’Interno, l’affissione dell’istanza all’albo pretorio del Comune, il nulla osta della prefettura, la comunicazione all’ufficio anagrafe: solo cinque mesi per trasformare il sesso in opinione, per distruggere l’onomastica italiana rendendola insensata.