Una Petizione per la tutela dei testimoni di giustizia

La petizione per la tutela dei testimoni di giustizia ha raccolto, nei primi giorni della sua divulgazione sul web, una media di cento  firme quotidiane e ha prodotto un moltiplicarsi di link e pubblicazioni tra siti e blog in tutta Italia. Soprattutto ha rivelato uno scenario drammatico sulle condizioni dei tanti testimoni di giustizia abbandonati a se stessi dallo stato e che ora, spinti dalla disperazione, decidono di raccontare le loro storie pubblicamente sui siti che hanno diffuso la petizione.

Il primo a lanciare un appello disperato è stato l’imprenditore di Pompei Luigi Coppola, che osò sfidare la camorra napoletana e che più volte è stato, purtroppo inutilmente, sostenuto nelle sue richieste al ministero da Sonia Alfano, eurodeputata e presidente della Associazione Nazionale Famigliari Vittime di Mafia.

Coppola in poche righe racconta la sua disperazione, afferma di non avere di che sfamare la propria famiglia, di non avere altra soluzione che il suicidio e mette a disposizione pubblicamente il proprio numero di cellulare.

I coniugi Candela raccontano invece in una lunghissima e dettagliata lettera la loro tragica esperienza. Così come un’altra testimone che già questa estate digiunò per giorni e giorni davanti alla Prefettura di Crotone fino a finire in ospedale.

Tutte queste persone, che hanno alle spalle una famiglia coinvolta nella loro disperata lotta per la sopravivenza, escono allo scoperto rischiando sempre più e denunciando con la sola forza della loro testimonianza l’indifferenza di un governo che ha sistematicamente smontato tutti i programmi di protezione.

Per loro non c’è spazio nei programmi televisivi e sulle prime pagine della stampa nazionale e la loro vita è nelle mani di un passa parola tra cittadini che sperano di far arrivare la propria voce fino al Capo dello Stato.

Per il comitato promotore Italo Campagnoli coordinamento nazionale Movimenti Civici