Ospedale Maggiore, reparti sovraffollati:Cgil: «Ospedale allo stremo. Va cambiata l’organizzazione».Cisl: «Superati livelli di guardia»

Nuovo allarme dei sindacati sulla «grave situazione» dei reparti di Medicina e Geriatria del Maggiore. Tra doppi turni, 12 ore di attività senza pausa e mancati riposi, i lavoratori sono «allo stremo», denuncia la Cgil, che propone anche una soluzione: modificare l’organizzazione dell’ospedale, passando da quella per reparti a una per intensità di cura. E anche i malati, secondo i sindacati, rischiano di soffrire di questa situazione: «Nei reparti interessati – scrive la Cisl in una nota – sono mediamente ricoverati 7/8 pazienti in più rispetto ai letti autorizzati e le camere, predisposte per due, sono occupate sempre da tre pazienti, mettendo così a rischio la sicurezza dei ricoverati, degli operatori e dei familiari».

La situazione attuale è descritta così: oggi, racconta Massimo Bernardi (della Fp-Cgil), alla Medicina del Maggiore ci sono 52 pazienti in più rispetto al consentito. E ancora non c’è l’ondata di malati dovuta all’influenza, che regolarmente fa salire il numero di ricoveri, in particolare tra dicembre e marzo. Nel frattempo, il personale è sottorganico, visto che tra maternità, malattie lunghe e aspettative, mancano una trentina di addetti (la maggior parte sono infermieri), assenza «non sostituite» per cui basta che «uno si ammali che il sistema va in crisi».

Fatto l’elenco dei problemi, Michele Vannini, segretario della Fp-Cgil, Antonella Raspadori,  segreteria Cgil, e Pino Chiarelli (Fp), lanciano un appello alla politica bolognese e in particolare all’assessore comunale alla Sanitá, Luca Rizzo Nervo. Il sistema sanitario deve cambiare, dicono, ma ci sono abitudini «incrostate», specie nell’organizzazione e nella catena di comando, che non permettono i cambiamenti. «La politica deve riprendere in mano l’organizzazione della sanità, non derogare tutto ai tecnici- afferma Raspadori- tocca a lei rivedere i modelli organizzativi, le prioritá e l’assetto del territorio».

Una soluzione, secondo la Cgil, potrebbe essere quella di cambiare l’organizzazione dell’ospedale. Visto che Medicina supera quotidianamente la sua capienza mentre ci sono reparti con letti vuoti, si potrebbe applicare la sperimentazione in corso all’Ospedale di Porretta, spiega Marco Ubaldi, con una divisione delle zone a seconda dell’urgenza e della gravità delle patologie, al posto della suddivisione in reparti.

Della «grave situazione» al Maggiore parla anche la Cisl. Il responsabile politiche sanitarie Alberto Schincaglia mette in evidenza che «dopo la nostra segnalazione di luglio in cui denunciavamo le carenze sia di organico sia strutturali che compromettevano gli standard di sicurezza per i pazienti e per i professionisti coinvolti, l’Ausl di Bologna era corsa ai ripari, attuando, peraltro, il percorso definito con le organizzazioni sindacali di categoria finalizzato a far fronte a tale emergenza». Però «oggi in una situazione radicalmente diversa, non siamo più in un periodo di ferie, siamo costretti a denunciare nuovamente le gravi inadempienze che caratterizzano la gestione dei reparti interessati, da parte della Direzione
generale dell’Ausl».

Secondo Gina Risi, responsabile sanità della Cisl-Fp, «è stato ampiamente superato il livello di guardia con un sovraffollamento dei pazienti, gravissime carenze di personale dedicato ai percorsi assistenziali, carichi di lavoro inaccettabili e difficilmente compatibili con i protocolli sanitari previsti». Da qui la richiesta della Cisl alla direzione dell’Ausl affinchè «rispetti gli standard previsti dall’accreditamento regionale e quanto concordato con i sindacati, al fine di riportare in sicurezza i pazienti e gli operatori dei reparti interessati».Insomma, «è necessario implementare il cosiddetto “reparto polmone”, attualmente in funzione ma insufficiente»e «prevedere – prosegue anche la Risi – nuovi modelli organizzativi, concordati con le organizzazioni sindacali, per evitare di trovarsi a gestire delle continue emergenze con l’attuale modello organizzativo che evidentemente non è in grado di fornire adeguate risposte in merito».

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