Quella atavica avversione della sinistra per la finanza privata

di Claudio Romiti

C’è una ben identificata corrente di pensiero, strombazzata da tempo dai media di area progressista, secondo la quale  le difficoltà finanziarie del nostro Paese, a prescindere dagli errori della politica, dipenderebbero essenzialmente dalla speculazione finanziaria, la quale starebbe mettendo a repentaglio la stabilità economica dell’Italia. Con ciò, si intenderebbe mettere sotto accusa l’intero sistema capitalistico mondiale, reo di utilizzare le sue molteplici leve finanziarie in modo gravemente distorsivo.

Ora, occorre premetterre che la sinistra più ortodossa ha sempre avversato la finanza privata in quanto espressione più bieca del citato capitalismo. Avversione che, unita al concetto di mercato, costituisce la rappresentazione plastica più efficace per demonizzare un modello di sviluppo economico fondato sull’impiego dell’investimento monetario privato. Sotto questo profilo, al fondo, l’idea è sempre quella di arrivare alla conclusione che l’unico sistema per garantire il benessere sostenibile dei cittadini sia quello pubblico. Da qui nasce la teoria del liberismo, sempre selvaggio per definizione, unico responsabile del terremoto che, partendo dagli Stati Uniti, ha coinvolto nella crisi anche l’Europa della moneta unica. Ovviamente, in questo quadro, la speculazione finanziaria rappresenta il braccio armato del liberismo medesimo.

Sotto questo punto di vista, si può dire che questa paranoica analisi si basa su una forma di storica superstizione popolare che ha sempre cercato e trovato un capro espiatorio nei soggetti e nei gruppi sociali che in qualche modo avevano a che fare con i soldi e con i relativi prestiti ed investimenti. Da qui si forma nel Vecchio Continente la base economica per avversare gli ebrei, identificati come usurai senza scrupoli dediti a commerciare la crusca del diavolo.

In sostanza, per la sinistra più ortodossa le persone che creano denaro col denaro sono da equiparare agli untori di manzoniana memoria: colpevoli a prescindere, solo in base allo svolgimento di una attività ritenuta politicamente e socialmente criminale.

In merito al momento attuale tutto ciò impedisce a questi novelli cacciatori di streghe di comprendere due gravi falle nei loro presupposti di base, soprattutto in rapporto alla crisi del momento.

  • a) La speculazione svolge un ruolo essenziale nell’ambito di un sistema economicamente avanzato, mettendo in evidenza pregi e debolezze di una azienda e/o di uno Stato sovrano attraverso una azione la quale, data la sua rapidità, tende ad anticipare le situazioni in divenire. In questo senso, chi volesse equiparare la speculazione finanziaria al gioco d’azzardo commetterebbe un grave errore. Essa infatti, contrariamente ad una scommessa basata solo sulla cieca fortuna, si scontra ogni volta con la sanzione dei fatti; per cui il suo compito sarà sempre quello di puntare su una evoluzione dei fatti economici ritenuto prevedibile dai suoi attori.
  • b) Nella crisi finanziaria che sta sconvolgendo l’Occidente industrializzato non è casuale che la stessa speculazione abbia messo sotto tiro proprio l’Italia. Sarebbe stato altresì strano che la moltidutine di operatori finanziari che trattano i nostri titoli non avessero valutato, in relazione alla solvibilità dell’enorme debito sovrano, quattro elementi fondamentali per orientare le proprie decisioni: l’entità del citato debito, che oramai supera il 120% del Pil; la scarsissima crescita che caratterizza il Paese da oltre un decennio; l’eccesso di spesa pubblica; un livello di fiscalità a dir poco proibitivo.

Tali fattori strutturali, uniti – occorre dirlo per onestà intellettuale – ad una evidente debolezza politica dell’attuale esecutivo e alla mancanza -riconosciuta dai più autorevoli osservatori internazionali- di una opposizione credibile sul piano di una possibile alternativa di governo, hanno creato quella esplosiva miscela  che si può sintetizzare con una parola: sfiducia.

Sfiducia nei riguardi di una società che vive da troppi anni sopra le proprie possibilità e che, nonostante l’occasione offerta dall’euro, non sembra aver compreso nel profondo che l’unica strada per aggiustare la baracca è quella di cominciare a fare il passo secondo la propria gamba. Soprattutto non lo ha capito quella sinistra politico-sindacale che continua da attribuire ai fantasmi la responsabilità di ciò che sta accadendo, invocando ricette che, se applicate, avrebbero l’unico effetto di accelerare la tendenza verso la bancarotta dello Stato.

Claudio Romiti