Il pm Manuela Cavallo a cui è passato il fascicolo per omicidio ha chiesto la riapertura dell’indagine che, invece, si era chiusa a giugno con la sola imputazione del polacco Richard Habryka, oggi latitante.
Secondo la procura ad uccidere Adelmo Soglia detto ‘Gino’, ex imprenditore 63enne, nel luglio 2010, non sarebbe stato solo il polacco residente a Barcellona (Spagna) individuato dall’inchiesta e su cui pende già un mandato di cattura internazionale. Tanto meno sarebbe stato un
uomo solo a sbarazzarsi del cadavere di Soglia, gettato nelle acque del fiume Santerno a Codrignano di Borgo Tossignano. Quando è stato avvistato in superficie, il 4 agosto dell’anno scorso, era nudo con braccia e busto legati con del filo elettrico a due pesanti tombini in ghisa e cemento, e il suo corpo era in avanzato stato di decomposizione. Troppo pesante per essere stata una persona sola a gettarlo in acqua e troppo debole il movente ipotizzato dall’ex pm che si occupava del caso, Luca Tampieri: un debito di piccola entità che Soglia avrebbe contratto col polacco 61enne, forse per motivi di droga.
Ma Habryka e Soglia si conoscevano da solo qualche mese. Così il pm Manuela Cavallo ha chiesto altri sei mesi di proroga per far eseguire ai Ris, almeno stando a quanto trapela dalle indagini, alcuni accertamenti su una serie di reperti prelevati subito dopo il ritrovamento del corpo e mai esaminati.
DNA e impronte digitali, questo cercherebbero i militari sugli oggetti che erano stati repertati in vari luoghi, dall’abitazione e il garage di Soglia
fino a Villa Montrona, la residenza di amici di famiglia – i coniugi Ramondini – che sia lui che il polacco avevano frequentato abitualmente poco prima della morte. Nell’atto di chiusura delle indagini, il pm Tampieri aveva elencato cinque capi di imputazione a carico di Habryka ma quasi tutti in concorso con ignoti ancora da identificare. Da qui la caccia ai complici che la settimana scorsa avrebbe portato i Ris a eseguire i primi esami. Habryka è accusato (in concorso) di omicidio aggravato dalle sevizie e dalle crudeltà sul cadavere e dell’occultamento dello stesso. Si aggiungono anche le accuse di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione, estorsione ai danni di un cittadino italiano, del furto e dell’impossessamento della Mercedes blu di Soglia, di un bancomat e di una carta di credito della vittima. Secondo la ricostruzione della procura Soglia sarebbe stato ucciso il 23 luglio, mentre i prelievi bancari, eseguiti a Cattolica e Imola per un totale di 210 euro, risalirebbero al 25 luglio. Anche il telepass sull’auto di Soglia ha registrato un transito al casello si Cattolica quel giorno, poi il 26 al Tarvisio come è noto. Ma sarà stato davvero Habryka alla guida dell’auto in quei giorni. Latitanza a parte, uno degli indizi più gravi che pesano su di lui è la testimonianza di un agricoltore che sostiene di averlo visto alla guida della Mercedes, il 25 luglio, sul luogo del delitto. Ammesso che fosse lui, era quello il giorno in
cui il cadavere è stato fatto sparire o si trattava solo di un sopralluogo?
Restano da chiarire ancora molti risvolti, compreso il ruolo di alcuni soggetti vicini ad Habryka. Uno di questi è un uomo, giovane, di origine polacca e di nome Jack che gli inquirenti avrebbero identificato come l’autista di Habryka nei suoi spostamenti imolesi.
L’altra è una donna, Silvia, anche lei polacca, prostituta. Habryka si sarebbe fatto pagare quattromila euro con bonifico bancario da un italiano (da qui l’accusa di estorsione) per le prestazioni di Silvia, ma quest’ultima avrebbe avuto anche un altro cliente in città. Habryka, Silvia e Jack avrebbero
soggiornato a lungo a Villa Montrona, almeno fino al 10 luglio.