Bologna, ”Proporremo ai grandi operatori del biologico regionali e nazionali l’adesione a contratti quadro con produttori e allevatori per programmare meglio le produzioni e le loro caratteristiche, anche ampliando la possibilita’ di usufruire dei contributi gia’ previsti al riguardo dal Psr”. Lo ha annunciato oggi a Bologna l’assessore regionale dell’Emilia Romagna all’Agricoltura, Tiberio Rabboni , in occasione del convegno ”Il futuro del biologico in Emilia-Romagna tra orientamento al mercato e nuova Pac”.
”I dati confermano che l’Emilia-Romagna e’ prima in Italia per numero di operatori biologici e prima nel nord del Paese per superfici coltivate – ha aggiunto – tuttavia assistiamo a un paradosso: di fronte a una domanda di prodotti biologici in forte crescita, con un +12% in Italia, anche nella nostra regione le superfici coltivate rimangono sostanzialmente stabili. Da qui l’esigenza di lavorare per collegare sempre piu’ produzioni e domanda”. Tre le proposte avanzate da Rabboni.
Accordi di filiera dunque, ma anche necessita’ di differenziare gli aiuti del Piano regionale di sviluppo rurale in relazione alle diverse tipologie di produzione biologica, ”per sostenere maggiormente quelle che promuovono a loro volta produzioni bio a monte e a valle” e – infine – una banca dati centralizzata realizzata d’intesa con il Ministero e con le altre Regioni per prevenire l’agropirateria , perche’ ”la penetrazione di falsi prodotti bio produrrebbe un danno gravissimo alla reputazione dell’intero sistema”.
Con i suoi 3585 operatori, in crescita del 2,3 % rispetto al 2009, l’Emilia-Romagna si conferma, anche nel 2009 la prima regione ”bio” in Italia. Secondo i dati diffusi oggi a Bologna dall’assessorato regionale all’agricoltura, le aziende agricole emiliano-romagnole che hanno bandito l’uso della chimica sono 2725 (erano 2699 nel 2009), mentre le imprese di trasformazione 860 (805 nel 2009).
asca