L’iniziativa prevede la promozione di servizi per l’infanzia, per gli anziani e la famiglia in genere, la messa a punto di appositi voucher per l’acquisto di questi servizi e lo stanziamento di un fondo integrativo per le lavoratrici.
Decisamente ben rappresentato l’universo femminile all’interno di Confcooperative Emilia Romagna: da un’indagine condotta su un campione di 1.606 cooperative sul totale di 1.809 emerge che sono donne 81.700 soci su 228.000 e 43.500 addetti su 67.300.
Dedicarsi interamente alla famiglia o lavorare per avere una maggior tranquillità economica e realizzarsi professionalmente secondo le logiche delle pari opportunità? Una scelta sicuramente non semplice che oggi riguarda milioni di donne in Italia come in molti altri paesi occidentali. Una risposta a questo interrogativo, estremamente attuale ed importante, arriva da Confcooperative, forza economica e sociale che fa della mutualità e della solidarietà il proprio patrimonio specifico. Per favorire la difficile conciliazione tra lavoro e famiglia, infatti, questa organizzazione ha messo a punto alcuni interessanti strumenti tra cui l’innovativo progetto FIL (Famiglia Impresa Lavoro). “Un sistema virtuoso – dichiara Claudia Gatta, presidente della Commissione Dirigenti Cooperatrici di Confcooperative Emilia Romagna – studiato appositamente per offrire risposte adeguate ai soci ed alle socie delle cooperative aderenti e alle loro famiglie e favorire la più completa realizzazione dei lavoratori, ed in particolare delle lavoratrici, nel pieno rispetto degli obiettivi economici delle imprese. Si tratta di un vero e proprio cambiamento di rotta, l’impresa che si fa carico delle esigenze dei suoi dipendenti! E quindi il sistema confederale che a sua volta si fa promotore di politiche specifiche per la famiglia attraverso servizi e supporti offerti ai propri soci
e alle loro famiglie”.
“Dal punto di vista operativo – prosegue Claudia Gatta – il progetto FIL prevede, tra l’altro, l’erogazione di appositi voucher per
acquistare servizi rivolti all’infanzia o agli anziani dalle cooperative specializzate in questi settori. È stata inoltre avviata una progettazione volta alla definizione di un apposito fondo integrativo finalizzato ad esempio a garantire la copertura al 100% della maternità per le lavoratrici nel caso non sia previsto dal contratto oppure l’integrazione necessaria a coprire i costi per i servizi conciliativi per i figli o gli anziani. L’obiettivo dell’iniziativa promossa da Confcooperative è diffondere una nuova cultura family friendly attivando soluzioni che favoriscano la conciliazione del lavoro con la vita familiare”.
“E si tratta di un percorso davvero importante – aggiunge la presidente della Commissione Regionale Dirigenti Cooperatrici – in quanto l’universo femminile all’interno di Confcooperative Emilia Romagna è decisamente ben rappresentato: circa 81.700 dei 228.000 soci sono infatti donne (quasi il 36% del totale). E anche tra gli addetti la componente femminile è estremamente
numerosa: tra soci e non soci sono 43.500 su un totale di 67.300”.
La provincia più “rosa” è Ravenna dove su 63.400 soci Confcooperative conta quasi 26.000 donne; seguono Reggio Emilia con poco meno di 14.000 donne su 30.500 soci, Forlì con circa 9.400 donne su 29.500 soci, Modena con 9.300 su 28.300, Bologna con 8.100 su 31.500, Parma con 5.800 su 14.200. Numerosi i soci di sesso femminile anche nelle Confcooperative di Piacenza (3.300 su 7.900), Ferrara (2.750 su 12.800) e Rimini (2.350 su 10.000). Per quanto concerne le diverse Federazioni di Confcooperative Emilia Romagna, all’interno di Federsolidarietà le donne sono 14.640 tra i soci (pari al 63,7% del totale) e
13.500 tra gli addetti (pari al 75%); seguono Federconsumo con il 49% di soci di sesso femminile ed il 61% di addetti; FederazioneSanità con il 40,7% di soci e il 67,6% di addetti; Federlavoro e servizi con il 40,6% di soci ed il 64,6% di addetti; FederCultura Turismo Sport con il 31% dei soci ed il 64,8% degli addetti.
Il progetto Famiglia Impresa Lavoro – conclude Claudia Gatta – verrà sperimentato in 14 regioni: Abruzzo, Campania, Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sicilia, Toscana, Trentino Alto Adige, Umbria e Veneto”, per determinare i costi della conciliazione e quindi poter lanciare strumenti ad hoc che ogni regione poi valuterà e adotterà”.
“Per quanto riguarda l’Emilia Romagna – dichiara il direttore regionale di Confcooperative, Marco Venturelli – metteremo in campo una risposta cooperativa alle esigenze di conciliazione e alle necessità della famiglia attraverso la definizione di un catalogo dei servizi rivolti alla famiglia e del progetto mutualistico regionale, in fase avanzata di realizzazione, finalizzato a sostenere la spesa per servizi di welfare e di protezione sociale dei soci e delle loro famiglie, integrando anche i servizi erogati dalle cooperative stesse, insieme ad un servizio di microcredito”.
“In sostanza – conclude Venturelli – quella della conciliazione tra lavoro e famiglia è una complessitàche può essere avvicinata e superata attraverso un lavoro corale tra settori e territori, un’azione che la Commissione
Dirigenti Cooperatrici della Confcooperative Regionale propone trasversalmente alla propria organizzazione con l’obiettivo di una concreta integrazione in grado di garantire i risultati migliori ai soci e alle loro famiglie”.