La vicenda scaturisce dalla fine del matrimonio tra una ragazza di Montegiorgio appena 30enne e un marocchino di 33 anni, residente a Fermo.
La giovane e il nordafricano, in Italia per lavoro, si conoscono ed avviano una relazione che sfocia nel matrimonio. Poco dopo, dall’ unione nasce una bambina e per la donna questo sarà l’inizio di un incubo: suo marito comincia a bere e torna a casa tutte le sere ubriaco. Per lei e i figli comincia un iter di maltrattamenti, insulti e botte. Gli episodi violenti si susseguono per mesi, finché la 30enne, esasperata, decide di denunciare tutto ai carabinieri.
La Procura di Fermo avvia un’indagine e vengono raccolte testimonianze, referti ed elementi tali da far scattare un provvedimento dei magistrati. Il sostituto procuratore Maria Carla Sacco, che coordina l’inchiesta, chiede ed ottiene per il marocchino un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Il 35enne trascorre solo un po’ di tempo in carcere a Fermo, ma poi in attesa del processo per lesioni e maltrattamenti in famiglia, esce su istanza del suo avvocato.
Appena fuori, il marocchino torna ad avvicinarsi alla moglie col pretesto di essere cambiato, chiede perdono e dice di voler riprendere la vita familiare. Lei non è d’accordo tuttavia, malgrado l’ordinanza dei magistrati dica che al marito non è consentito avvicinare la sua famiglia, lo accoglie sporadicamente per fargli vedere la bimba.
Durante uno di questi incontri lei cede, sta con lui ed è così che nasce un’altra figlia. Passa poco tempo e tutto torna come prima: lui ricomincia a bere e diventa sempre più violento. Piu’ di una volta va casa della donna e sfonda finestre e porte, finchè una sera, sempre in preda ai fumi dell’alcol, non decide addirittura di dar fuoco all’abitazione. Sul luogo intervengono i vigili del fuoco e solo grazie alla loro tempestiva azione, l’incendio non si conclude in tragedia. Le indagini portano subito sulle tracce del marito della vittima che, oltre alle precedenti accuse, ora dovrà rispondere anche del reato di incendio doloso.