Si chiama Upper Atmosphere Research Satellite ed è un ‘vecchio’ satellite scientifico della Nasa. Dopo circa 20 anni di onorato servizio nello spazio a caccia di informazioni sull’atmosfera, Uars sta mettendo a soqquadro interi Paesi perchè, non riuscendo più a rimanere nel cosmo, forse a causa dell’impatto con altri detriti spaziali, sta per precipitare sulla Terra, col rischio di colpire persone o cose. Uars, che ha smesso i lavorare circa sei anni fa, è stato mandato nello spazio dalla Nasa nel settembre 1991.
Il satellite ha una massa di 5.668 kg, è lungo circa 10 metri e ha un diametro di 5 metri. Il suo compito è stato raccogliere informazioni preziose sulla fascia di ozono che protegge la Terra dai micidiali raggi ultravioletti. Nel 2005, dopo 14 anni di missione scientifica, il propellente residuo è stato utilizzato per modificare, abbassandola, l’orbita del satellite: otto manovre per contribuire alla disintegrazione dell’oggetto, ormai in fase di abbandono.
Adesso, nella notte tra venerdì 23 e sabato 24, il processo di decadimento naturale giungerà al suo epilogo, quando il satellite, entrando in contatto con l’atmosfera terrestre, si brucerà.
Sulla base delle simulazioni effettuate nel 2002 dalla Nasa, ipotizzando la frammentazione del satellite Uars a 78 km di quota, alcuni componenti di dimensioni variabili, non avendo subito la totale disintegrazione dovuta al rientro negli strati più densi della nostra atmosfera, potrebbero raggiungere il suolo terrestre dopo aver percorso un arco di 800 km, interessando anche il territorio italiano. E l’eventuale impatto avverrà lungo la verticale locale.
Le previsioni di rientro sono soggette a continui aggiornamenti perché legate al comportamento del satellite stesso rispetto all’orientamento che assumerà nello spazio e agli effetti che la densità atmosferica imprime agli oggetti in caduta, nonché alle conseguenze sulla materia dell’attività solare. La stessa Nasa sottolinea che previsioni più definite saranno fornite tra 24-36 ore.
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