La scure di Standard & Poor’s si abbatte sull’Italia. Mentre tutti gli occhi erano infatti puntati su Moody’s – che giorni fa ha rinviato la sua decisione sul nostro paese – S&P ha deciso a sorpresa di tagliare il rating sulla capacità dello Stato di far fronte all’elevatissimo debito pubblico. Motivo: una crescita economica sempre più debole e una situazione di incertezza politica che ostacola la ripresa. Incertezza che – secondo gli analisti di S&P – rende molto difficile raggiungere gli obiettivi fissati nel programma di austerity.
In particolare il rating di lungo termine viene abbassato da A+ ad A, ma con outlook negativo. Ciò significa che in futuro il rating potrà ulteriormente essere tagliato. Anche perché le previsioni per il debito sono decisamente peggiorate: il picco – spiegano gli analisti dell’agenzia – è atteso più in là nel tempo e raggiungerà un livello ancor più elevato del previsto.
Nel 2006, quando Romano Prodi era premier, Standard&Poor’s e Fitch ci declassarono. Allora, però, Prodi dichiarò “i prossimi giudizi, quelli cioè che terranno conto delle politiche economiche di questo governo e non di come il Paese è stato lasciato dal precedente, vedranno registrare un segno positivo”.
Insomma, quella volta la colpa era tutta dell’opposizione, che non poteva dimettersi. Finocchiaro e Bersani, Di Pietro e Belisario, non aprirono bocca, non accusarono Prodi e Padoa Schioppa di portarci verso il baratro, né di essere scarsamente credibili sul piano internazionali. Dissero tutti che era colpa dell’opposizione, cioè di Berlusconi.
E quando mai si sono assunti una responsabilità?