Il primo ministro olandese Rutte ha proposto l’introduzione di una nuova figura istituzionale: un nuovo commissario europeo con il potere di imporre sanzioni, sospendere i crediti, intervenire sulle politiche di bilancio, revocare il diritto di voto in sede europea o addirittura espellere quei paesi che dopo essere stati soccorsi si dimostreranno incapaci – o rifiuteranno – di mettere a posto i conti.
In base alla proposta olandese il commissario dovrebbe essere posto sotto l’egida della Commissione Europea, organo sovranazionale non sottoposto al controllo dei governi dei singoli stati membri. Che diventerebbe un super-arbitro ma puramente tecnico, senza rapporto con la politica e con gli elettori (come tutta la Commissione europea, peraltro).
La Germania non è entusiasta della proposta. Secondo Berlino questi compiti dovrebbero spettare al Fondo di stabilità (l’EFSF), non alla Commissione. Il Fondo sarà inevitabilmente controllato dal paese che metterà la fetta più grande del denaro, cioè la Germania stessa.
In sostanza, la Germania mira a creare nuove istituzioni indipendenti dall’autorità europea e controllate da Berlino, mentre l’Olanda tenta di contrastare questa azione proponendo l’introduzione di una (piuttosto irrealistica) ulteriore figura europea di tecnico super partes.