di Claudio Romiti
Oggi mi sembra giusto, nel mio spazio domenicale, commemorare il decennale dell’11 settembre. Una data nella quale, come si diceva negli Stati Uniti in merito all’assassinio del presidente Kennedy, ognuno non può non ricordare cosa stesse facendo in quel momento. Dieci anni fa accadde qualcosa che sconvolse il mondo intero, portando un colpo durissimo ed inaspettato al cuore del Paese più potente del globo e, fino a quel momento, considerato invulnerabile sul suo territorio.
Il trauma fu grande, tanto per gli americani che per il resto dell’umanità civile. Le immagini degli aerei che si schiantano sulle Torri gemelle di New York, dei disperati che si lanciano da centinaia di metri in cerca di una impossibile salvezza e, soprattutto, dei due mastodontici edifici che collassano come castelli di carta appartengono alla nostra memoria collettiva.
Così come il dolore di un’America impietrita, rivelatasi in quelle prime ore del mattino dell’11 settembre 2001 fragile e disorientata, rese improvvisamente più vicino questo grande Paese anche a chi, spesso per motivi ideologici, lo aveva demonizzato per anni. Cosa che tuttavia non è accaduta in Italia ai più irriducibili esponenti colti di quel diffuso antiamericanismo, retaggio della sconfitta rimediata nel Secondo Conflitto mondiale e, ancor più, della cosiddetta Guerra fredda.
In merito ai tragici fatti di dieci anni fa codesto antiamericanismo ha prodotto in alcuni intellettuali di sinistra, capeggiati dal noto giornalista comunista Giulietto Chiesa, una sorta di negazionismo complottista. In sostanza, così come pubblicato dallo stesso Chiesa in un libro frutto di un lavoro collettivo, e ripreso in questi giorni da un Dvd dell’Espresso, dal titolo “Zero”, questi cervelloni sostengono la delirante tesi secondo la quale gli attentati dell’11 settembre sarebbero stati organizzati dall’establishment statunitense al fine di giustificare, per motivi di supremazia mondiale, i successivi interventi militari in Afghanistan e Iraq.
Senza uno straccio di prova concreta, e adottando la tecnica classica del negazionismo (in cui si punta a trovare una pur minima falla in un solo elemento certo per mettere in discussione l’intera vicenda), lo staff di giornalisti, scrittori, filosofi, politici e professori universitari, che hanno contribuito a realizzare il pamphlet-denuncia di Chiesa, si sono prestati a mettere in piedi la più grande teorizzazione cospirazionistica degli ultimi 50 anni. Tutto ciò sarebbe avvenuto, a parere di questo consorzio di cervelloni, per fare soldi, attraverso la vendita delle armi ed il controllo di alcune zone strategiche sul piano delle risorse energetiche con la cosiddetta guerra del petrolio.
Tesi, quest’ultime, assolutamente destituite di fondamento e che, per questo, non potranno minimamente sminuire il luttuoso ricordo dell’immane tragedia che quell’11 settembre di 10 anni orsono ha cambiato irrimediabilmente l’esistenza di tutti noi, complottisti compresi.
Claudio Romiti