Violenze su una donna: molestata e picchiata. Forze dell’Ordine tentano di dissuaderla dal denunciare

Oltre il 50% delle violenze sulle donne avviene in casa ad opera del marito o del partner.
Ma, purtroppo accade che, anche in una Pasticceria, mentre fai colazione – qualcuno che vede i bomboloni dappertutto – apprezzi più la tue forme e senza pensarci due volte e non farlo, ti caccia le mani sulle chiappe.
La reazione della signora è d’impeto. Gli caccia un manrovescio che per poco non lo stende. La reazione del molesto all’azione della malcapitata è altrettanto impetuosa. L’energumeno, colpisce la signora con un pugno. Lei, nel cercare di evitarlo in piena faccia, si sposta ma gli viene comunque tumefatta una spalla. Inoltre, dal contraccolpo, accusa anche il colpo della strega nel collo.
Gli avventori della Pasticceria intervengono e prestano le prime cure mediche.
Fin qui la cosa non è grave…. ma di più…..molto di più.
Paradossalmente l’ambiguità e la complessità di una violenza, molto spesso, rende la persona offesa, molestata e violentata, imbrigliata e impossibilitata quasi, a difendersi in maniera adeguata.
Ma questa volta, il molestatore violento deve fare i conti con una di quelle donne dove, oltre il bello c’è di più: intelligente, preparate e ironia della sorte, si occupa di pari opportunità. Insomma bella si, ma soprattutto “tosta”.
Come dicevo, il fattaccio, almeno secondo me, non è grave, ma di più, molto di più, in quanto, come e quando la signora molestata e malmenata a pensato bene di denunciare l’aggressione fisica la molestia rivolgendosi alle Forze dell’Ordine. Precisazione doverosa: sgombriamo il campo da coloro i quali – in malafede – pensano anche solo per un attimo ch’io voglia mettere in cattiva luce le Forze dell’Ordine.

Ma, bisogna è doveroso rilevare, un evidente insufficienza di sensibilità da parte delle stesse, nel momento della raccolta della denuncia per casi di maltrattamenti, molestie, stalking e violenze sulle donne.
Infatti, sono molto frequenti i tentativi di “dissuadere” la donna a presentare la denuncia, come è altrettanto frequente la minimizzazione della vicenda. Sembra che i motivi, albergano nel luogo comune: “perché poi le donne ci ripensano e ritirano le denunce”.
Inoltre, di fronte alle denunce, si tende spesso, alla comunicazione dell’iniziativa al soggetto denunciato per attuare un tentativo di conciliazione tra le parti – inopportuno se non altro – anche per possibili ricadute negative sul piano della protezione della vittima stessa.

Purtroppo i fatti di cronaca ci dimostrano giornalmente, che minimizzare entità o gravità degli eventi è un modo subdolo – anche se è vero, che a volte può essere involontario – ma spesso porta a reiterare e perpetrare di nuovo la violenza.
Le Forze dell’Ordine, dovrebbero garantire non solo l’ordine pubblico ma soprattutto la serenità sociale, e non possono, nell’occasione del compimento di un’attività seppur legittima, distruggere quel rispetto che l’Autorità di Pubblica Sicurezza deve trarre, non tanto dalla divisa che i suoi rappresentanti portano, ma dalla legge che essi rappresentano.
Questo tipo di atteggiamento a cui le donne, sono oggetto di soprusi e di violenza – non solo fisica – è riprovevole nei confronti di chiunque, ma in particolar modo nei confronti della donna che una volta che venga rifiutata o mal accolta nella sua prima
richiesta di aiuto, forse, non tornerà una seconda volta a denunciare.