La politica viene definita arte del possibile

Chi volesse pretendere l’impossibile dalla politica resterebbe comunque deluso. Quando alla politica si sostituisce l’antipolitica, quale anelito del cittadino assetato di cambiamento e di riforme, si accendono tante speranze. Poi la politica torna in possesso del suo dominio ed è come se il vento dell’antipolitica avesse soffiato invano.

Non si può sostituire la politica con il fai da te. Il popolo sovrano sceglie, più o meno a malincuore, coloro che lo rappresenteranno per il periodo stabilito dalla Costituzione. Durante quel periodo canonico può accadere che nemmeno uno degli impegni presi dalla politica con gli elettori venga rispettato. Altro è il tipo di impegno che viene purtroppo rispettato ed è quello delle conventicole, delle consorterie dove vengono intrecciati i lacci e i lacciuoli destinati a bloccare il cambiamento e ad alimentare la marea di coloro che vivono DI politica, riducendo sempre di più lo spazio destinato a coloro che vorrebbero vivere PER la politica, intesa come servizio alla comunità e nobile attività di alto valore civico.

Sotto l’orpello della politica è cresciuta una classe di parassiti che fa pagare al Paese un prezzo altissimo, nulla producendo ma tutto consumando. Non sto considerando lo spazio sconfinato della corruzione. Mi limito soltanto a contare le centinaia di migliaia di individui che nulla producono e vivono attaccati alla grande mammella dello Stato divoratore del risparmio dei cittadini. Più ci spostiamo al Sud del Paese, più cresce il numero di questi “lavoratori” atipici che gravano sulle casse dello Stato.

Potremmo parlare di uno squilibrio tra Nord e Sud di circa 50 miliardi l’anno: quasi il 3% del nostro debito pubblico, l’importo di una finanziaria. Si fa presto a dire che bisogna liberarsi di costoro, senza calcolare cosa succederebbe dopo. Anche sotto la mordacchia europea, e la minaccia nerissima dei mercati, le “sanguisughe” non solo sopravvivono ma riescono a sfuggire alla scure della buona amministrazione delle risorse.

Tutto tende a perpetuarsi e riprodursi come un mostro indistruttibile. Conosciamo il male e pretendiamo di conoscere anche la terapia, ma nulla muta e tutto si perpetua. Questo è il “miracolo” della politica. In un tempo non lontano, Veltroni scriveva libri e teneva conferenze sulla “bella politica”. Quale ?

Guglielmo Donnini