Manovra Governo: l’imprevedibile mossa del Cavaliere

di Claudio Romiti

Le radicali modifiche apportate alla Manovra correttiva, al di là della loro effettiva efficacia, ottengono però un indubbio effetto politico, spiazzando completamente l’intera opposizione. Infatti, né la sinistra tassaiola e né il Terzo polo si aspettavano che dal cilindro del sempre -per loro- imprevedibile Cavaliere uscisse il “coniglio” di una serie provvedimenti obiettivamente assai più digeribili rispetto a quelli che sembravano minacciosamente prospettarsi. E per chi, come ex-comunisti e Cgil, accusavano l’esecutivo di non far nulla contro l’evasione, è previsto un duro giro di vite per il cosiddetto sommerso.

Ma sparito il contestatissimo contributo di solidarietà, sfiorate appena le pensioni con una piccola modifica che allunga l’effettiva età lavorativa, scongiurato l’inasprimento dell’Iva e la paventata patrimoniale anti-evasori proposta dalla Lega, allo stato attuale manca francamente un argomento valido per accusare la maggioranza di voler mettere la mani nelle tasche degli italiani. Un argomento che, come è noto, rendeva molto agitato il sonno di Berlusconi e dei suoi uomini.

In sostanza, lo stravolgimento del provvedimento rende la Manovra molto meno, se non affatto, recessiva rispetto a quanto si poteva temere con la vecchia impostazione, soprattutto se si fossero seguite le indicazioni del fronte tassaiolo il quale, sponsorizzato dal Pd e dal sindacato rosso della Camusso, chiedeva sostanzialmente più Stato e più imposte per tutti. Invece, in attesa dell’approvazione definitiva del progetto di aggiustamento dei conti, sembra che il governo abbia recepito le preoccupazioni della sua componente liberale, venendo anche incontro alle legittime preoccupazioni espresse dal presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, dai sindacati moderati Cisl e Uil e da molte altre associazioni imprenditoriali.

Allora tutto bene? Questo non lo direi, comunque. Restano infatti non pochi dubbi sulla tenuta complessiva dei saldi definiti dal ministro Tremonti all’indomani dell’ondata speculativa che ha colpito anche l’Italia. Occorre infatti verificare se la cancellazione delle entrate previste, compresi -per ora- due miliardi di tagli agli enti locali, sarà effettivamente compensata dalle nuove misure messe in cantiere nella lunga trattativa che si è svolta, tra le forze di maggioranza, ad Arcore.

Ma oltre a ciò, occorre anche sottolineare che quest’ultima versione della Manovra correttiva lascia praticamente fuori della porta -e non è detto che questo sia necessariamente un male- le chiare indicazioni che la Bce aveva irritualmente consigliato di adottare al nostro ministro dell’Economia. Tuttavia, se la cosa può politicamente esser vista come un corretto tentativo di riaffermare una certa sovranità nazionale, è anche vero che tra i “consigli” della Banca centrale europea vi era quello, a mio avviso del tutto sacrosanto, di procedere in modo deciso lungo la strada dei tagli alla spesa pubblica corrente. Elemento, occorre sottolinearlo per onestà intellettuale, che negli ultimi provvedimenti è diventato ancor più vago, soprattutto sul fronte spinoso dei costi della politica. Infatti, l’aver inserito l’eliminazione delle province e il dimezzamento dei parlamentari in un iter di modifica costituzionale, per come sappiamo che vadano queste cose, rappresenta nei fatti una sorta di rinvio della questione a data da destinarsi, lasciando la patata bollente nelle mani di chi governerà nella prossima legislatura.

In soldoni, ed è questo l’aspetto che mi preme sottolineare, si ha l’impressione che pure in questi difficili frangenti, in cui la spirale del default non è affatto scongiurata, nessuno in Italia riesce ad intaccare più di tanto il molok della spesa corrente, vero nodo gordiano da affrontare. Ma così facendo, onde consentire al Paese di continuare a vivere sopra le proprie capacità economiche, si è poi costretti ad una linea di dilazioni e di rinvii i quali, tuttavia, occorrerà verificare se nel medio periodo saranno in grado di rassicurare mercati ed investitori. Staremo a vedere.

Claudio Romiti