La situazione relativa ai comportamenti e le competenze dei Servizi Sociali, denunciata recentemente a Imola, da una nonna che è arrivata al punto di far affiggere dei manifesti in città, per rendere pubblico quello che ritiene un’ingiustizia. Noi non entriamo nel merito, ma questo manifesto-denuncia, ci ha offerto l’occasione di affrontare in ogni ambito e in ogni sede deputata a sviluppare ed approfondire il tema che interessa i più e che non è quello dei bambini contesi, bensì quello dei bambini “sottratti” o peggio ancora dei bambini “orfani” dei genitori in vita.
Troppo spesso gli Assistenti Sociali prediligono l’affido rispetto al Diritto del minore di crescere nella propria famiglia d’origine. Questa scelta, arreca sempre laceranti dolori nei cittadini coinvolti, un vero e proprio dramma per il minore che suscita spesso notevole perplessità e incomprensione da parte di molti, proprio per quanto riguarda la liceità, i modi, i tempi e il merito di detti provvedimenti.
Le storie drastiche e drammatiche che i media, ogni giorno ci propinano, nonché quelle di cui sono personalmente a conoscenza, riguardano minori allontanati da uno o da entrambi i genitori, sulla base delle relazioni che gli Assistenti Sociali hanno rilasciato al Tribunale dei Minori o in relazione a perizie psichiatriche e psicologiche di natura soggettiva.
Troppo spesso però, tali situazioni non appaiono essere così gravi o almeno, non sembrano avere riscontri oggettivi tali da giustificare provvedimenti così drastici.
Sappiamo tutti che il ruolo fondamentale dei “Servizi Sociali” costituisce il braccio operativo e il referente diretto del Tribunale per i Minori. Come sappiamo che non è un’Aula legislativa la location ah hoc per trattare temi drammatici come quelli che riguardano l’affido dei bambini o come preferiamo chiamarli noi, la sottrazione di minori.
Ma è sull’interpretazione del ruolo dell’Asp ed in particolare degli Assistenti Sociali che intendo portare l’attenzione, delle Istituzioni, degli Organi di Stampa, delle forze politiche e dei cittadini, in quanto troppo spesso questo ruolo, appare confuso, frainteso e contraddittorio, al punto di essere a buon diritto, oggetto di pesanti critiche.
Ed è proprio da qui, che nasce la nostra proposta per una Rivisitazione del Ruolo e dei Poteri decisionali dei Servizi Sociali.
Sappiamo tutti che la famiglia e la scuola per secoli hanno avuto un ruolo essenziale, sia sociale che morale. Oggi questo diritto viene spesso negato. Un genitore di fronte a psicologi, psichiatri e assistenti sociali, può ritrovarsi accusato di colpe mai commesse, sulla base di opinioni soggettive proclamate o come parere “medico” o come parere “scientifico”.
I fenomeni di cui parliamo sono conosciuti come “falsi abusi e allontanamento coatto dei bambini dalla famiglia e loro collocamento in comunità alloggio, affido o adozioni”.
Le statistiche rivelano che circa il 20% delle sottrazioni coatte sono motivate da assenza coatta dei genitori (provvedimenti carcerari), morte di entrambi i genitori, maltrattamenti o abusi. Il rimanente 80% circa avvengono con la motivazione di “inidoneità genitoriale“. Questa motivazione ha aperto le porte a innumerevoli violazioni di legge e dei diritti.
Tramite valutazioni soggettive ed opinabili, psicologi e assistenti sociali spesso inducono il Tribunale dei minori a prendere provvedimenti drastici e drammatici, sottraendo i figli alla famiglia, collocandoli nelle comunità, mettendoli poi sotto indagine, analisi e quant’altro. La famiglia, nella maggioranza dei casi, è totalmente impotente di fronte a questo sistema che opera con l’ausilio, se i genitori si rifiutano, della forza pubblica.
Riteniamo che sottrarre i bambini ad una famiglia debba essere un evento straordinario, motivato solo da gravi e comprovate colpe.
Riteniamo inoltre che non si possa stabilire la responsabilità e l’inidoneità di un genitore attraverso valutazioni personali o test psicologici che non hanno alcuna validità scientifica.
Sulla base di centinaia di casi esaminati, osserviamo un attacco frontale operato contro l’autonomia e il ruolo fondamentale della famiglia che viene delegittimata da figure ascientifiche.
Per arginare questo fenomeno sono sorte in Italia molte associazioni con l’obiettivo di denunciare, difendere e tutelare i diritti fondamentali della famiglia e della genitorialità.
Nessuna famiglia è potenzialmente al riparo dall’errore “scientifico” dello psicologo, psichiatra e assistente sociale. Qualsiasi famiglia può essere coinvolta, nessuna esclusa.
Il nostro impegno è esclusivamente a difesa del minore, a difesa della famiglia, a difesa del Diritto, al fine di evitare qualsiasi errore giudiziario che ha origine specialmente da opinabili perizie.
Per noi sostenere queste argomentazioni significa difendere e ripristinare l’integrità della famiglia, ma anche ricostruire il tessuto morale e sociale della società e far diminuire gli errori giudiziari. Per questo chiediamo innanzitutto:
- che la sottrazione di bambini alla propria famiglia possa avvenire solo sulla base di fatti gravi ed accertati o solo dopo l’acquisizione di prove oggettive attendibili;
- che le perizie psicologiche-psichiatriche abbiano solo valore di opinioni e non siano considerate direttamente come “accertamento della verità”;
- che le famiglie abbiano il diritto della parità tra accusa e difesa e che eventuali relazioni negative di assistenti sociali o di altre entità possano essere contestate e che si proceda ad accertare i fatti, prima che possa avvenire la sottrazione dei bambini alla famiglia
Io stesso ho potuto constatare che le relazioni dei nostri “Servizi Sociali” sono spesso pagelle giudicanti, dense di pregiudizi e di valutazioni che esulano dalle loro competenze professionali.
Quel che è peggio è che spesso entrano nei conflitti tra genitori, schierandosi da una parte o dall’altra con totale discrezionalità, spesso lasciando intravedere, a volte, mostrando apertamente, simpatia e sostegno all’una contro l’altra parte in causa, finendo così con il manipolare, consapevolmente o no, i provvedimenti del Tribunale per i Minori.
È quindi essenziale la rivisitazione del ruolo degli Assistenti Sociali attraverso una Commissione, un Organismo di Garanzia composto da persone che possano mantenere o restituire i figli alle famiglie e non che aiutino i genitori ad “elaborare il lutto”. Persone che abbiano a cuore il diritto primario del minore alla sua famiglia, diritto che decade solo in caso di abusi gravi (fisici) accertati e non per aleatorie motivazioni soggettive come l’inidoneità genitoriale. Composto anche da legali, politici, professionisti ma NON da psichiatri, psicologi e sociologi. Un Organismo che possa accedere a tutti gli atti, con potere ispettivo anche nelle strutture minorili senza preavviso. Un Organismo he abbia la rivedere e monitorare in modo indipendente le procedure e protocolli di accertamento delle realtà famigliari da parte dei Servizi Sociali onde evitare queste gravi problematiche:
- che tali procedure e protocolli dovrebbero prediligere gli aspetti oggettivi e gli elementi fattuali.
- controllare la professionalità e la competenza dei periti ed esperti che operano in questo campo.
- indispensabile e prioritario che i Servizi Sociali recuperino, la propria missione e la propria neutralità, in modo da essere a fianco delle “parti in causa” in quanto bisognose di aiuto.
- che i servizi Sociali debbano svolgere e quindi essere, veri e propri servizi alle persone in situazione di sofferenza.
E’ in questo senso che i “Servizi Sociali” non possono e non devono indulgere nel piacere del “potere”, al fine di sostituirsi ai Giudici.
Da essi, non deve dipendere l’andamento dei giudizi e dei provvedimenti: ma spetta loro gestire i provvedimenti del Tribunale dei minori e non indurli.
Ai Servizi Sociali spetta soprattutto di essere a fianco dei bambini e dei genitori coinvolti in questi casi, in quanto soggetti investiti di una sofferenza troppo difficile da valutare, quindi, senza parteggiare, senza mettere in atto comportamenti premianti o punitivi, come se dovessero sposarsi con le tesi dei Giudici, dei periti, o degli avvocati o di una delle due parti in causa.
Insomma, i Servizi Sociali devono recuperare la propria autonomia di ruolo, quello di essere dei veri servizi alla persona, e basta!
Armando Manocchia Membro dell’Assemblea del Nuovo Circondario Imolese
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