“Senza gli immigrati saremmo perduti?”

Ci sono persone convinte che senza gli immigrati saremmo perduti e si lamentano imoltre del fatto che, pur facenti parti del tessuto economico e sociale del nostro paese, sono relegati a una posizione minoritaria quanto si tratta di affrontare la loro condizione dal punto di vista politico e civile.

In qualsiasi mezzo d’informazione, la notizia più diffusa è quella relativa al fatto che gli immigrati produrrebbero addirittura il 10% del Pil, il Prodotto Interno Lordo, insomma il fatturato dell’Azienda Italia.

Altri arrivano a dire che di fatto ci pagano la pensione. Insomma, secondo questi …analisti, intellettuali, giornalisti, politici e chi più ne ha, piu’ ne metta, la realtà sarebbe, che senza gli immigrati (compresi i clandestini ovviamente), tutta l’Italia andrebbe a rotoli.
Dicono che quasi il 10% del nostro Pil arriva dagli immigrati; una famiglia su dieci dipende da una badante straniera. Anche la Chiesa, come gli ospedali dipendono dagli immigrati.

Dicono che in Trentino, nella Val di Non, le mele le raccolgono solo i senegalesi; in Veneto solo i nigeriani conciano le pelli;  a Vedelago, nel cuore del leghismo veneto, sono gli immigrati ad assicurare il 90% di riciclaggio dei rifiuti; a Reggio Emilia i facchini sono per lo più indiani;  in Campania ci sono i sikh che allevano le bufale; in Sicilia, senza i pescatori tunisini, la flotta di Mazara del Vallo non prenderebbe il mare. E i camionisti? Nel Nordest,  due terzi sono albanesi e romeni, gli altri di nazionalità diverse, ma nessun italiano è capace di fare i loro turni. E chi terrebbe a bada i nostri vecchi e i nostri bambini se non gli immigrati? E gli uffici, sia privati che pubblici, chi li pulirebbe? Insomma dicono che gli immigrati non vengono a rubarci il lavoro ma a fare i mestieri che noi rifiutiamo!
A sentire questi signori, sono gli immigrati, che costituiscono parte integrante del sistema Italia.

Io ho certamente la mia idea, la mia opinione, e chi mi conosce, immagina già tutte le obiezioni e le argomentazioni, ma credo che sia necessario promuovere un ragionamento più ampio, certamente serio, concreto ed anche critico sul “noi” e “loro”. Come ad esempio su ciò che spinge un così grande quantitativo di persone a raggiungere quotidianamente il nostro paese e allo stesso tempo entrare nel conflitto in essere con il particolarissimo momento storico che stiamo attraversando. Occorre quindi, riflettere sui problemi degli “altri”, ma è anche un modo per riflettere sulla nostra attuale situazione di crisi politica ed economica, crisi etica e morale, nonché crisi di identità e civiltà. Voi che ne dite?

Armando Manocchia