Hanno ucciso le nostre scarse capacità di ripresa

La solita, tristissima congrega dei profeti di sciagura, allevata sui rigogliosi pascoli di Repubblica, del Fatto Quotidiano, del Tg3 e de La7 (e mi dispiace per gli altri pascoli, comunque rigogliosi, ma di audience inferiore alla media); quella congrega, appunto, che scandisce l’infinita e straziante tristezza dei giorni nostri, neanche fosse una lauda di Jacopone da Todi, stava conquistando vette inesplorate in questo agosto dalla calura moderata.

Il mantra che riempiva fin qui le nostre giornate può così riassumersi: “È inutile che il Governo continui a enfatizzare la tenuta dei conti, peraltro ottenuta con gli ottusi tagli indiscriminati della spesa pubblica. Gli imprevidenti e improvvisati governanti hanno ucciso le nostre scarse capacità di ripresa, prima ancora che esse raggiungessero la culla; quasi fosse stato praticato un aborto terapeutico.

La prova di quello che andiamo ripetendo, da anni, la troviamo nella politica illuminata di Angela Merkel. Questa grande statista del terzo millennio ha saputo coniugare per la “locomotiva tedesca” il rigore e lo sviluppo, umiliando così le già scarse attitudini del centrodestra nostrano a governare il Paese”. Succede che, all’improvviso, la locomotiva si blocchi sulle asperità del secondo trimestre, giocando alla Merkel lo scherzo più terribile:la derelitta Italia del nano Berlusconi e del trucido Tremendino è la “stella” del trimestre, sia pure con un modesto +0,3% di Pil. L’Europa si risveglia una mattina scoprendo di avere un Pil piccolo piccolo, ma, incredibile dictu, il Pil italiano è il meno piccolo.

Tutti ci stiamo meravigliando e il nostro occhio cade proprio lì dove il Pil si trova in tutta la sua nerboruta piccolezza, neanche appartenesse alla categoria affidata dalla natura agli organi della riproduzione. Per consolare i nostri lugubri cantori della disgrazia, diciamo che trattatasi di un caso fortuito, dovuto all’imprevedibile gioco della fortuna. Quasi una gravidanza isterica.

Presto tutto tornerà come prima. Suvvia, tristissimi di tutte le ore, tornate a sorridere nell’attesa che la vostra iterazione al pianto riprenda. In fin dei conti, il piccolo Pil italiano è stato come un apostrofo rosa tra le parole: disastro, disgrazia e sventura. Presto tornerete a usarle in tutta tranquillità, poiché mal sangue non mente. Presto tornerete a osannare quel gran pezzo di sfiga che aleggia sull’Italia. Buona fortuna alla sfortuna e alla disgrazia!

Guglielmo Donnini