“Troppe regole blindano l’Italia”

di Roberto Preatoni
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L’ultimo discorso-lampo alla nazione tenuto dal presidente Obama mi ha colpito. Per chi non lo avesse sentito lo sintetizzo in una singola frase: “gli Stati Uniti saranno sempre da tripla A grazie sopratutto alle risorse umane interne: i giovani”. Mentre lascio l’onere di spiegare il perchè saranno sempre da tripla A al mio illustre genitore che, casi della vita, mi sono ritrovato come commentatore di fatti economici qui su Affaritaliani, voglio prendere spunto dal secondo concetto trasmesso da Obama per fare una riflessione sulla situazione economica e sociale italiana. Prima di far ciò però, vi invito ad ascoltare una conferenza che Barry Schwartz ha tenuto al TED .

Barry Schwartz è un noto psicologo che si diletta, molto bene a mio avviso, ad usare la sua scienza per interpretare i fatti economici. Il TED (Technology Entertainment and Design) è invece una organizzazione no-profit il cui scopo è quello di diffondere idee rivoluzionarie attraverso una serie di conferenze, lasciando parlare le migliori menti del pianeta in tutti i campi dello scibile umano. Idee così rivoluzionarie ed esposte così lucidamente che troverete affascinanti anche se relative ad argomenti specifici non di vostro immediato interesse. Chiudo la parentesi TED invitandovi a frequentarne il sito www.ted.com attraverso il quale le conferenze vengono rilasciate su base giornaliera. Io le scarico a dieci alla volta via internet e le ascolto comodamente in macchina. Qualora aveste difficoltà a comprendere l’inglese parlato, i video sono tutti sottotitolati anche in italiano. Credetemi, mi ringrazierete.

Ma cosa dice Barry Schwartz in questa conferenza? Egli fa un’analisi molto asettica delle ragioni per le quali la società occidentale sembri aver perso la capacità di fare scelte sagge, indicando come responsabile principale la tendenza che oggi si ha a sovraccaricare di regole l’intero sistema sociale. Nella sua interpretazione le troppe regole “addormentano” il cittadino, perchè non gli lasciano più lo spazio necessario per esercitare il libero arbitrio e per scegliere in prima persona interpretando i fatti. Questa tendenza a sovraccaricare di regole il sistema sociale provoca alla lunga la perdita della capacità di giudizio del cittadino medio occidentale. Ascoltate la conferenza per capire il perchè. Io invece oggi mi limito ad utilizzare le sintesi dei discorsi di Obama e di Schwartz per fare un passo ulteriore verso la comprensione di ciò che sta accadendo oggi in Italia cominciando con l’estendere la analisi di Schwartz sugli effetti della iper-regolamentazione all’evidente perdita di moralità che si è evidenziata in Italia a partire dagli anni ’80. Prendiamo ad esempio uno dei tanti luoghi comuni sugli italiani ovvero quello che “gli italiani non pagano le tasse, sopratutto al sud”, il che è obiettivamente innegabile. Ma la colpa è davvero degli italiani in quanto popolazione di derivazione latina e sopratutto, è davvero colpa degli italiani del sud? La risposta sta in Svizzera, nel Canton Ticino che negli ultimi 50 anni si è popolato con un’onda migratoria proveniente perloppiù dall’ Italia del sud. In Svizzera, i cosiddetti “terroni” hanno dimostrato di sapersi adeguare e di comportarsi in maniera ineccepibile, da svizzeri appunto.

Ne consegue che la spiegazione alla nostra perdita di moralità “fiscale” non è collegabile a questioni genomiche nè tantomeno culturali. La colpa, come dice Schwartz, sta nello scellerato regime di iper-regolamentazione che la nostra classe politica ha attuato negli ultimi trent’anni. Fanno caterve di leggi per cercare di risolvere problemi imminenti, senza cautelarsi degli effetti di lungo periodo derivanti dall’introduzione delle stesse. Una classe politica inetta quindi, ne volete un esempio? Lo sappiamo tutti, in Italia fare impresa non solo è diventato impossibile a causa della perniciosa burocrazia ma è anche diventato economicamente non sostenibile. Ne consegue che se una cosa poichè iper-regolata diventa insostenibile per tutti, diventa socialmente accettabile qualsiasi escamotage che ne permetta la sostenibilità, incluso quindi il non pagare le tasse. Negli Stati Uniti chi non paga le tasse viene considerato (e punito) alla stregua dei peggiori criminali, in Italia viene invece considerato meno fesso degli altri. Tutto l’apparato giuridico, fiscale e politico italiano è entrato in un vortice autolesionista che ha distrutto letteralmente la capacità produttiva italiana. Porto un altro esempio: chi dovesse avere oggi la malaugurata idea di aprire un’impresa, si troverebbe sin da subito nella condizione di essere bollato quantomeno come criminale fiscale. La fiscalità è così complicata, le regole giuridiche così contraddittorie che anche avendo la volontà di far tutto correttamente, si finisce prestamente a trovarsi dalla parte del torto. Prendete qualsiasi cittadino imprenditore con velleità da onesto la cui impresa venga visitata dalla Guardia di Finanza: la multa è oramai un fatto scontato ai suoi occhi, addirittura considerato preventivamente a budget. Non è una vergogna, sopratutto per un paese che ha sempre saputo fare impresa? Quando sento i politici italiani che con certi discorsi, destra o sinistra indistintamente, cercano di gettare acqua sul fuoco dell’ attuale crisi dicendo che l’ Italia ne uscirà grazie alla creatività e all’ innovazione, io mi agito. Di più, mi incazzo. Perchè in Italia di innovativo non è rimasto più nulla. Le nostre autovetture fanno pietà, la nostra moda è in crisi, l’arte moderna è riconosciuta e venduta solo in telepromozione sui canali televisivi di quart’ultimo ordine, la nostra musica non l’ascolta più nessuno. La letteratura va alla grande, escono tantissimi libri ma per la maggior parte sono vanity book e per avere successo bisogna scrivere banalità alla Saviano. Insomma non abbiamo più niente da dire nè tantomeno da fare. I pochi che hanno voglia di fare, sono comunque poco competitivi sui mercati internazionali, che essendo globalizzati, alla fine producono a prezzi più convenienti del mercato locale. Mi rendo conto che dicendo così farò arrabbiare quei pochi lettori patrioti che sono rimasti però l’Italia oggi è così, abbiamo distrutto tutto.

Ma come Preatoni, non avevi appena finito di dire che la colpa era della classe politica? Non solo. Veniamo quindi al discorso di Obama sui giovani: quando Obama dice che gli Stati Uniti usciranno dalla crisi grazie ai giovani, ha ragione. E’ palese e sotto agli occhi di tutti: le più grandi aziende americane, quelle a dodici zeri per intenderci, sono state fondate negli ultimi 10 anni da pischelli che si sono tolti il pannolone solo l’altro ieri. A questi pischelli il sistema americano ha dato e continua a dare credito, nel vero senso della parola. Questi giovani sono ascoltati con estrema attenzione tutti i giorni dall’ industria e dalla finanza americana. Vengono ricevuti a cena dal Presidente, ricevono finanziamenti per importi inconcepibili in Italia mentre in Italia il Presidente del Consiglio invita a cena le veline. Ma cos’ hanno di speciale e di diverso rispetto ai nostri giovani, quando tutti sanno che mediamente parlando il giovane americano è senza cultura e di mentalità chiusa? La risposta è semplice: l’ambiente e la statistica. Se è vero che mediamente parlando i giovani americani non splendono come astri, è anche vero che per un semplice fatto statistico su una popolazione di 308 milioni di abitanti qualche centinaio di migliaia di eccezioni ci sono. E queste centinaia di migliaia di giovani brillanti ricevono la massima attenzione dall’ ambiente americano che, non contento, viene a cercarsi pure i nostri facendo la spesa all’ ingrosso nei nostri atenei, un tanto al chilo. Li ascoltano, li caricano di responsabilità, li coccolano. Li finanziano e danno loro il modo di sbagliare ed eventualmente di redimersi. Il concetto di “fallito” è sconosciuto negli Stati Uniti, diversamente diventa un marchio infamante in Italia che accompagnerà l’imprenditore per tutta la vita. I giovani americani vengono educati all’ autonomia, a sedici anni sono già fuori di casa nel campus del college, con un mutuo rilasciato dallo stato che consente loro di pagarsi gli studi e di avviarsi al lavoro. A 20 anni sono già autonomi, a 30 hanno tutti indistintamente finito di ripianare il prestito studi. La società americana non solo li supporta, paradossalmente mandandoli allo sbaraglio, ma li finanzia e sopratutto dà loro credito, concedendo spazi. I vecchi, se necessario, si scansano.

In italia i giovani crescono mediamente in famiglie iper-protettive. La casa non se la devono guadagnare, la ereditano. A trentacinque anni tanti, troppi sono ancora a mangiare la pastasciutta dalla mamma. I soldi che gli servono, glieli dà il papà. Però non è tutta colpa loro, perchè sono stati cresciuti in un sistema disegnato scientificamente per permettere ai vecchi di rimanere saldamente al comando, basta vedere la nostra classe politica: un ammasso ammuffito di vecchi barbogi sofferenti di una cronica sindrome di distaccamento dalla realtà. Ma il problema non è solo della classe politica. Per raggiunti limiti di età, le poltrone di tutti i centri di comando in Italia non sono più poltrone. Sono delle comode, col buco in mezzo. E’ il paradosso tutto italiano della classe che ha saputo fare la rivoluzione nel ’68 che ora sputa in faccia ai propri princìpi. In Italia un giovane con un’idea brillante non troverà orecchie che lo ascoltino nè tasche che lo finanzino. Sarà destinato per sempre a rimanere un precario (ma non è una scusante), perchè i posti di lavoro se li tengono stretti i vecchi che peraltro possono andare in pensione solo raggiunta l’età di Matusalemme. Le professioni illustri sono regolate da leggi e gestite da caste che non consentono l’accesso indiscriminato al posto di lavoro. Bisogna essere “figli o nipoti di”. Medici, notai, avvocati, ma anche accademici, tassisti, bancari o anche politici. La casta regna ovunque, le leggi ne proteggono l’esistenza e comprensibilmente sono gli stessi giovani ad alimentarla e a garantirne il funzionamento futuro: se un giovane ha trovato così tante difficoltà a fare breccia nella casta, una volta dentro ne diventerà il principale difensore. E siccome sono cresciuti in un ambiente molto poco formativo, i giovani italiani sono anche mediamente senza palle, con però un’ innata propensione alla lamentela a prescindere. Tutto è dovuto e i problemi ci sono, ma li devono risolvere gli altri. Rivoluzionari, con la mancia della settimana. Ho già avuto modo di scrivere altre volte come Facebook per me sia un eccezionale strumento per la comprensione della società italiana. La maggior parte dei giovani che conosco tramite i social network e che molto impietosamente analizzo, si lamenta dello status quo ma punta sempre il dito verso gli altri. Nessuno, dico nessuno, punta il dito verso sè stesso. Hanno imparato dai genitori che i privilegi una volta acquisiti debbano considerarsi scontati e garantiti. Da grandi di conseguenza diventeranno parte integrante del sistema Italia. Signori, forse è giunta l’ora di capirlo: le rivoluzioni si cominciano in casa. La crisi nera che si sta delineando all’ orizzonte non solo è un’occasione che sarebbe criminale lasciarsi sfuggire poichè è solo nei momenti di crisi che le regole possono essere riscritte, ma è anche l’ultima occasione che avrete per redimervi. Figli o genitori che siate.

Roberto Preatoni