Alessandro Gisotti
11 settembre-Una storia che continua
Casa editrice Effatà
Cosa fanno oggi gli eroi dell’11 settembre? Come è cambiata la vita dei sopravvissuti e dei familiari delle vittime? A dieci anni dagli attentati che hanno cambiato la storia, questo libro propone una serie di toccanti testimonianze, raccolte a New York e Washington. Storie di dolore, coraggio e speranza che mostrano come il terrorismo abbia fallito, perché la voglia di vivere è più forte della paura di morire.
Alessandro Gisotti (1974) è redattore del Radiogiornale della Radio Vaticana. Commentatore di politica americana per Radio InBlu, ha scritto di Stati Uniti per quotidiani e riviste. È fellow del Centro studi Tocqueville-Acton. Con Effatà Editrice ha pubblicato Dio e Obama. Fede e politica alla Casa Bianca (2010).
INTERVISTA AD ALESSANDRO GISOTTI, MARTEDI’ 16 AGOSTO 2011 (a cura di Luca Balduzzi)
Di chi sono, e come ha raccolto, le testimonianze presenti nel libro?
Si tratta di persone note come l’anchorman televisivo Aaron Brown o meno note come l’ex poliziotto di New York, Vito Friscia. Tutti i protagonisti del mio libro sono però accomunati dall’aver vissuto intensamente, e direi drammaticamente, l’11 settembre. Le interviste sono state realizzate in diversi incontri avvenuti a Washington e New York, tra l’autunno dell’anno scorso e la primavera di quest’anno. Dove gli incontri personali non sono stati possibili, ho raccolto le testimonianze attraverso conversazioni telefoniche.
Come è cambiato chi ha vissuto da vicino l’11 settembre del 2001?
Per chi ha perso un familiare, come alcune persone che ho intervistato, la vita è cambiata irreversibilmente. Ma la vita è cambiata radicalmente anche per i soccorritori, i vigili del fuoco, i poliziotti che sono intervenuti a Ground Zero. L’ex comandante dei pompieri di New York, Daniel Nigro, mi ha confidato che, sebbene sia felice della sua vita, si rende conto che c’è sempre una profonda tristezza in lui nel pensare ai suoi 343 valorosi firefigthers morti quel giorno. Un sentimento, questo, comune a molti sopravvissuti agli attentati dell’11 settembre.
Quali valori ci testimoniano le storie di questi sopravvissuti e familiari?
Coraggio, generosità, speranza. Sono rimasto davvero colpito dalla forza d’animo delle persone che ho potuto incontrare. La voglia di andare avanti, senza dimenticare quanti hanno perso la vita, è forse il tratto distintivo delle testimonianze che ho raccolto. James Laychak, che ha perso il fratello nell’attentato al Pentagono, mi ha detto che la cosa più bella che si può fare per onorare quanti non ci sono più è comportarsi in modo diverso, migliore rispetto a prima dell’11 settembre. Una considerazione che mi ha toccato profondamente.
A dieci anni di distanza, come immagina che l’America vivrà questo “particolare” anniversario?
Sicuramente con un forte senso di unità nazionale. A Ground Zero, proprio all’insegna di questo spirito bipartisan, saranno presenti sia Barack Obama che George W. Bush. Non ci saranno discorsi politici, ma solo la lettura di alcune poesie e pensieri per commemorare le tremila vittime di quel giorno. Certo, per i familiari e gli amici delle persone morte sarà dura. Il loro lutto privato verrà amplificato dal cordoglio di un’intera nazione. Né è sufficiente l’uccisione di Osama Bin Laden a sanare le ferite più profonde.
Come guardare con gli occhi della fede a quello che è accaduto?
Come ad Auschwitz, anche dopo quanto è successo l’11 settembre, in molti si sono chiesti dove fosse Dio. E’ un interrogativo lancinante che ho posto a padre Kevin Madigan, parroco della chiesa di St. Peter, situata a meno di un isolato da dove sorgevano le Twin Towers. Il sacerdote di origine irlandese, che visse in prima persona l’orrore di quel giorno, mi ha risposto che Dio era in tutte quelle persone che, a rischio della propria vita, si sono riversate a Ground Zero per dare una mano. Dio era in quegli uomini coraggiosi che hanno fatto del loro meglio per salvare il maggior numero possibile di vite umane.