di Giordano Masini
Giovanni Boggero, su Chicago Blog, racconta un interessante aneddoto autobiografico che dimostra, se ancora fosse necessario, quanto l’indeterminatezza, il bizantinismo e la confusione normativa del nostro sistema fiscale e tributario produca meccanismi in cui la regola è data dall’arbitrio e dall’umore del funzionario di turno.
Una sorta di pistola perennemente puntata alla tempia del contribuente, non importa quanto fedele e onesto egli sia, dato che essere in regola non solo è difficile e costoso, ma è anche oggettivamente impossibile (se lo dovrebbero mettere in testa tante anime belle del “se hai la coscienza a posto non hai nulla da temere“), dato che molte norme contraddicono esplicitamente altre norme, e i controlli fiscali hanno l’unica funzione di scoprire (e sanzionare pesantemente) inevitabili errori formali.
Ne ho avuto una evidente dimostrazione alcuni anni fa quando la Provincia di Viterbo organizzò un’incontro con gli imprenditori del settore per illustrare la nuova normativa regionale sull’attività agrituristica. C’era anche un alto ufficiale della guardia di finanza con il compito di spiegare gli aspetti fiscali della lege, e qui venne il bello. Molti agriturismi che fornivano anche il servizio di ristorazione avevano l’assoluta necessità di sapere come dovevano comportarsi, soprattutto laddove si prevede una proporzionalità tra prodotti aziendali e prodotti acquistati altrove.
Ebbene, l’ufficiale ci raccontò che la legge “apparentemente” diceva così, ma secondo logica e buon senso si sarebbe dovuto interpretare cosà. Che se fosse stato per lui gli imprenditori avrebbero dovuto comportarsi cosà, ma, certo, non si sarebbe potuto escludere che in caso di controlli qualche funzionario eccessivamante zelante avrebbe potuto pretendere così. E dato che gli imprenditori presenti, sempre più esterrefatti, continuavano a chiedere lumi, l’ufficiale concluse che bisognava attendere che il legislatore desse ulteriori lumi. Campa cavallo. E nel frattempo?
Nel frattempo, come ebbe a dire un collega di cui ovviamente non farò il nome neanche sotto tortura, “la strategia migliore è quella di cercare di fregare lo Stato il più possibile, ché tanto essere onesti espone a rischi troppo elevati.”
Capito il concetto di “incentivo”?
Giordano Masini