di Claudio Romiti
Sul piano politico generale mi convince abbastanza la tesi dell’amico Arturo Diaconale secondo la quale la crisi attuale avrebbe sostanzialmente indebolito l’opposizione.
La cosa, apparentemente paradossale, si spiega anche col fatto che la stessa opposizione è talmente divisa e raccogliticcia, soprattutto in un frangente di così seria emergenza internazionale, da non dare alla maggioranza dei cittadini alcuna seria garanzia.
Ma questa evidente debolezza dell’armata Brancaleone della minoranza non deve assolutamente offrire alle forze di governo l’occasione per evitare di prendere le necessarie decisioni, dividendosi in balletto di distinguo e di smarcamenti che in una fase come questa potrebbe risultare letale. Sappiamo bene che i mercati finanziari si aspettano dall’esecutivo decisioni serie ed impopolari e che, pertanto, a nessuno piace condividere la titolarità di misure molto dure per il Paese.
Ed è altrettanto normale, nella dialettica politica, che nell’ambito di qualunque coalizione ogni partito o componente tenda a volersi distinguere quando sono in ballo questioni di portata nazionale.Tuttavia, se non vogliamo evitare ulteriori drammatiche conseguenze, un vitale interesse nazionale ci dice che in questo momento storico appare quanto mai necessario mettere da parte i propri interessi di bottega, concordando in tempi molto rapidi una linea d’azione chiara ed efficace.
Siamo ad un passo dal baratro e una minima incertezza politica sul da farsi ci darebbe l’ultima spinta per sprofondarci con tutte le scarpe. D’altro canto il nostro sistema finanziario è appeso ad un filo. A causa di un debito pubblico stratosferico, che nessun governo è stato finora in grado di ridurre cospicuamente, e di una economia stagnante da troppo tempo, la crisi mondiale ha condotto il Paese ad un passo dal default.
Molti autorevoli esperti hanno in questi giorni sostenuto che se i nostri titoli di Stato superassero la soglia del 7% nel saggio d’interesse, si innescherebbe una spirale tale da causare in breve tempo la bancarotta pubblica.Per questo motivo occorre dimostrare ai mercati ed alle agenzie di rating che questa volta facciamo sul serio, mettendo in campo una strategia di contenimento finanziario assolutamente credibile.
Una strategia che, lontana dalle avventuristiche proposte di una sinistra che straparla solo di nuove tasse e nuove spese, si ponga come obiettivo principale quello di ridurre drasticamente le enormi uscite dello Stato, fonte primaria di ogni male nazionale.
Claudio Romiti