Se la politica è debole e divisa, non sarà certo l’antipolitica a risolvere la situazione

Al convegno dei radicali sul problema delle carceri, Napolitano ha sottolineato che la debolezza e le divisioni della politica sono di impedimento alle soluzioni necessarie per superare le difficoltà vissute dal Paese.

Giorgio Napolitano

Il capo dello Stato parla con cognizione di causa, essendo stato eletto nel 2006 da un Parlamento nettamente diviso da una vittoria elettorale per un pugno di voti (circa24.000). Quel Parlamento ebbe vita breve, come sappiamo, proprio per la debolezza e le divisioni della politica e per l’errata interpretazione che Prodi dette al risultato delle urne. Nessuno può negare che Napolitano fu eletto da un Parlamento debole e diviso che si reggeva sui voti di un certo Pallaro (nomen omen) e del piccolo drappello dei senatori a vita, assistiti da badanti ad hoc.

Il Parlamento del 2008 illuse tutti con la sua straripante maggioranza. Una situazione senza precedenti nel nostro Paese a cui Fini volle dare quel tocco magico da grande stratega della politica. Sappiamo come è andata alla maggioranza, ma anche al signor “tre per cento”, attuale presidente “super partes” della Camera. La politica era debole anche quando dette l’illusione di essere forte.

I veri nemici del centrodestra puntarono sul cavallo Fini, senza accorgersi che era soltanto un cavillo e non il politico che sognavano per detronizzare il Caimano affetto da cesarismo conclamato. Poi il Cavaliere ci mise del suo nel modo che sappiamo. Se la politica è debole e divisa, non sarà certo l’antipolitica a risolvere la situazione. La politica cammina sulle gambe degli uomini.

In Belgio, con l’eterna diatriba tra fiamminghi e valloni, sono senza governo da un anno, ma vanno avanti lo stesso. Che stiano prendendo l’abitudine alla gestione provvisoria? Forse hanno già messo il citofono al posto del portiere.-

Guglielmo Donnini