BOLOGNA – Kebab e Jihad su iniziativa del «Muslim center» bengalese

Kebab a Bologna

I kebabbari e minimarket del centro, insieme al kebab, distribuiscono anche un opuscolo in italiano intitolato «Conoscere l’Islam e i musulmani».

Quattro pagine per spiegare principi e credo dell’Islam, Jihad inclusa: «”Uno sforzo” verso un obiettivo — spiega il volantino — sia spirituale quanto bellico».

Sulla copertina c’è una foto del Corano circondato da lampade, una mezzaluna e un minareto. All’interno si trova un piccolo prontuario di domande e risposte per spiegare le parole chiave della religione predicata da Maometto. A partire dall’Islam, che «in arabo significa semplicemente sottomissione, ma deriva da una parola che significa pace».

Nell’opuscolo si legge: «L’Islam non è una religione nuova, ma la stessa verità rivelata da Dio a tutti i suoi profeti dalla creazione del mondo e i musulmani professano una religione di pace, misericordia e perdono, che non ha nulla a a che vedere con le gravi vicende erroneamente associate all’Islam».

Gli altri paragrafi spiegano che cosa è il Corano: «L’ultimo verbo rivelato da Dio». Un testo religioso che fornisce anche «le linee guida per una società giusta,  per un corretto comportamento degli uomini e per un equo sistema economico». E’ scritto anche che i musulmani «rispettano e onorano Gesù», mentre, per quanto riguarda il rapporto con le donne, l’Islam «vede la donna, sia essa nubile o sposata, come un individuo con propri diritti, con la facoltà di disporre di beni e denari propri».

Il paragrafo dedicato al Jihad. «Il Corano concede il diritto alla difesa in casi di aggressione e invasione, come anche l’art. 51 del Diritto Internazionale afferma»,  spiegando anche che il Jihad «dal punto di vista bellico è un diritto all’esistenza e alla libertà quando l’oppressione si presenta».

E’ praticamente impossibile risalire agli autori del volantino. Solo un indirizzo di posta elettronica è a disposizione di chi desidera avere maggiori informazioni.  Dal Centro di cultura islamica di via Pallavicini qualcuno dice che gli autori potrebbero essere i frequentatori della comunità musulmana bengalese del Bologna Muslim Center, una comunità molto attiva, che ha anche una pagina Facebook con una cinquantina di membri.