Il concorso fotografico è sponsorizzato da Strasburgo: a vincere saranno i luoghi di culto islamico più interessanti Escluse le chiese e i campanili, simboli della cultura e della religione cristiana. La Lega insorge: “Servilismo culturale”
21 aprile 2010 – Crisi internazionale, disoccupati e ora ingenti perdite economiche per colpa della nube vulcanica.
L’Europa ne ha di problemi di cui occuparsi, c’è solo l’imbarazzo della scelta. Ma non si vive di solo pane. Così l’Europa si dedica alla cultura, anzi all’architettura. E decide di premiare le foto migliori raffiguranti minareti del vecchio Continente.
A chi pensa di aver letto male, diciamo subito che è tutto vero. L’iniziativa è seria. È un concorso di fotografia lanciato il 15 febbraio e organizzato con la collaborazione del Consiglio d’Europa «sull’estetica e l’arte musulmana europea nello spazio pubblico».
Le fotografie più significative verranno valutate da una giuria internazionale, composta da esponenti di Ong, rappresentanti religiosi, artisti e architetti, e saranno premiate all’interno del Parlamento europeo di Strasburgo. Gli organizzatori sono orgogliosi di questa idea. Sostengono che la bellezza dell’architettura islamica «può essere un’occasione per ribadire il valore dei simboli sacri e promuovere l’educazione al rispetto interculturale».
Nessuno di questi creativi, però, ha pensato che in Europa esiste dell’altro. Immagini altrettanto suggestive, quelle dei campanili delle chiese. O le immagini delle cattedrali. Insomma, tutta roba della cristianità, di cui gli europei condividono la cultura. Invece niente.
I premi saranno assegnati solo ai minareti. Proprio quelli che la Svizzera non vuole vedere neanche da lontano, né tantomeno costruire, figuriamoci premiare. Ma l’Europa non è la Svizzera, d’accordo. Però le moschee non sono affini alla cultura cattolica, non sono il simbolo della popolazione di maggioranza cristiana. E nelle grandi città non molti amano ammirare le moschee. Soprattutto quelle moderne, che somigliano più ad hangar del dopoguerra che a luoghi di culto.
Certo, se si fa un viaggio ad Istanbul il discorso cambia. Quei cupoloni azzurri al chiaro di luna sono da mozzafiato. Ma vogliamo parlare delle emozioni che trasmette il nostro cupolone romano, oppure le guglie del duomo di Milano al tramonto? Molti non capiscono l’esclusione. Sarebbe stata accettabile una concorrenza alla pari. Invece, secondo il deputato leghista europeo, Fiorello Provera, siamo davanti ad un vero e proprio «servilismo culturale che dovrebbe farci vergognare». L’esponente del Carroccio non lesina critiche all’iniziativa. La sua è una dura reprimenda che non punta il dito solo contro l’idea del premio in se, ma contro il messaggio che si vuole lanciare in un periodo in cui gli Stati europei si interrogano su quale sia il rapporto ideale da mantenere con l`Islam. «È una vera e propria ingerenza negli affari interni» affonda Provera «dei vertici comunitari privi di contatto con la realtà». In effetti, l’iniziativa sembra più di natura politica che artistica. E l’imam Pallavicini lo conferma. «Non vogliamo che nel contesto democratico dell’Europa contemporanea si affermino doppi standard discriminatori dell’identità delle minoranze religiose».
E Provera ribatte che esiste anche una discriminazione al contrario. In diverse scuole italiane si sono eliminati i presepi e persino il Natale (sostituito con la più neutrale festa della neve) per assecondare gli studenti islamici. Roba da far indignare Oriana Fallaci nell’aldilà.
il giornale , 21 aprile 2010