53 miliardi di euro della UE: UNA PARTE VA ALLA N’DRANGHETA

Macché razzismo, dietro gli scontri c’è una nuova truffa dei sussidi

12 genn 2010 – Sulla piana di Gioia Tauro le arance non verranno mai raccolte. Perché tanta fatica se tanto i soldi arrivano lo stesso? Dietro la tragedia di Rosarno, di razzismo ce n’è ben poco. Quello che invece si nota osservando la piana calabrese è lo spettacolo degli agrumeti. In questo periodo le arance dovrebbero essere già state raccolte dal popolo degli africani. Un popolo che quest’anno era quasi raddoppiato: più di 2.500 rispetto ai 1.400 del 2008. E il tutto per raccogliere agrumi in cambio di 25 euro al giorno, rigorosamente in nero.

Ora questi stessi immigrati non servono più. La riforma dei sussidi agricoli dell’Unione europea risolve tutto. Mentre prima veniva sostenuta la produzione, le nuove norme stabiliscono il sostegno a un generico «atto di coltivazione». In sostanza, mentre prima il sussidio era in base a quanto veniva prodotto ed era prevista una certificazione delle arance raccolte, adesso la musica è cambiata.

Il sussidio, dagli 800 ai 1200 euro, arriva comunque, per ogni ettaro coltivato ad agrumi. Dunque, più ettari possiedi, più soldi incassi dall’Unione europea, senza contare anche quelli che arrivano dalle Regioni. «L’azienda può così percepire contributi anche se non coltiva – spiega Umberto Bertolasi, direttore di Confagricoltura Lombardia – anche se il coltivatore non può disinteressarsi dal mantenere il terreno in buone condizioni».

Per gli agricoltori vendere un chilo di arance ai grossisti vuol dire incassare 5 centesimi. Per raccogliere un chilo di arance si devono pagare ai lavoratori 8 centesimi. In sostanza, se un produttore raccoglie le arance ci perde; se le lascia sugli alberi a marcire, almeno guadagna il sussidio dell’Unione europea. Nel partorire questa riforma, l’Unione aveva come obiettivo quello di non far coltivare l’eccedenza e di evitare le truffe avvenute in passato. Quando venivano dichiarate produzioni «gonfiate», per intascare più soldi.

Ma la conseguenza è che quegli africani che per vent’anni hanno sempre raccolto le arance in Calabria ora non servono più. E l’impressione è che le cosche criminali che stanno dietro alle proprietà terriere abbiano deciso di sbarazzarsene. Al loro posto sono già pronti bulgari e romeni che, per esempio nel quartiere di Case Nuove, hanno occupato quasi tutte le basse palazzine. Sono «neocomunitari», non hanno bisogno del permesso di soggiorno, e se qualche ispettore li becca a lavorare in nero in un campo, causano solo una multa al caporale, e non una denuncia per immigrazione clandestina.

«I lavoratori extracomunitari di Rosarno non sono lì per raccogliere le arance – accusa Piero Molinaro, presidente di Coldiretti Calabria – ma piuttosto fanno i dipendenti fantasma di cooperative di carta che lucrano sulla liquidazione della disoccupazione».

Due ricercatori dell’Università della Calabria hanno spiegato a La Stampa che «a Rosarno sono ben 1.200 le aziende agricole che campano esclusivamente usufruendo dei sussidi erogati dall’Unione europea». Un bel numero. E il tutto adoperando il lavoro dei migranti nonostante sulla carta dell’Inps risulti che ci siano ben 1.500 braccianti italiani disoccupati. Una realtà comune a tutto il Sud: solo 146 falsi braccianti smascherati nel 2008 in Lombardia, che diventano 26mila in Campania, 14mila in Sicilia, diecimila in Calabria.

Qualche mese fa il New York Times ha bacchettato il metodo dei sussidi: «L’Unione europea destina oltre la metà del suo bilancio annuale, circa 53 miliardi di euro, ai sussidi per l’agricoltura, quattro volte più che gli Stati Uniti». Una cifra enorme, parte della quale va alla ’ndrangheta e ai coltivatori, senza bisogno di far niente. Basta che le arance non vengano raccolte.

http://www.ilgiornale.it  12 1 2010