25 giu – (investireoggi) L’Italia potrebbe essere costretta a ristrutturare parte del suo immenso debito pubblico in una prospettiva a breve termine, qualora entro i prossimi sei mesi circa non si avvierà un pò di crescita, tenendo presenti alcune riforme del governo Monti. Lo scrive l’analista di Mediobanca Securities, Antonio Guglielmi, in un report fatto circolare solo tra i clienti. Guglielmi sottolinea come il governo Letta non starebbe affrontando alcuno dei nodi da sciogliere, come su IVA o IMU ed esclude che sia possibile in Italia l’introduzione di una tassa patrimoniale, così come evidenzia che la stessa IMU ereditata da Monti ammonta all’1,6% del reddito disponibile, contro l’1% della media europea.
A conferma dello stato critico, il report cita il caso dei rendimenti dei BTp, che in alcune sedute delle ultime settimane hanno superato il rendimento dei BoT di pari scadenza (Effetto Fed sui bond: spread e rendimenti in rialzo. Inizia a svanire la bolla finanziaria).
Ristrutturazione debito pubblico: l’allarme degli analisti di Piazzetta Cuccia
Ma perché mai un investitore dovrebbe richiedere un rendimento maggiore per un BTp che scade tra sei mesi, rispetto a un BoT sempre con scadenza a sei mesi? Secondo Guglielmi, la risposta è da ricercare nella convinzione di parte del mercato che l’Italia possa essere costretta a ristrutturare il debito pubblico, con riguardo ai titoli di medio-lungo termine, ad esclusione del mercato monetario, ossia i BoT. Per questo, i primi starebbero scontando un rischio percepito maggiore, che si riflette sui rendimenti attesi.
Crisi economica Italia: i rischi che corrono le banche
Si tratta, infatti, di una crisi ben peggiore di quella del 1992, perché non possiamo più fare leva sulla svalutazione della lira.
E a fronte di 2.041 miliardi di debito pubblico, il rischio crac potrebbe coinvolgere anche le banche italiane. Il tasso di copertura in contanti dei crediti deteriorati si è ridotto, ad esempio, dal 51% del 2007 al 40% del 2013. E a causa del calo dei prezzi immobiliari, si è ridotto anche il tasso di copertura complessivo (contanti più garanzie reali). In una simulazione di Mediobanca Securites si rileva che i prezzi delle case, già crollati del 12% dai picchi del 2008, potrebbero ancora scendere del 45%, mantenendo al 100% il tasso di copertura. Tuttavia, se si volesse mantenere il tasso attuale del 125%, allora basterebbe un calo di appena il 10% per intaccare il 17% del capitale computato con le regole di Basilea 2.
Il modello Cipro
E il timore di Mediobanca si chiama modello Cipro. L’accordo raggiunto a metà la scorsa settimana nell’Eurogruppo del Lussemburgo per le regole sui salvataggi bancari non sarebbe una buona notizia per l’Italia, nel caso in cui i suoi istituti fossero costretti a chiedere una qualche forma di assistenza finanziaria all’ESM, il fondo permanente salva-stati. Questi potrà erogare risorse direttamente solo fino a 60 miliardi di euro in tutto, quando le sole banche spagnole hanno necessitato un anno fa esatto uno stanziamento massimo fino a 100 miliardi di euro. E il governo italiano dovrebbe compartecipare per il 20% della quota assegnata ai nostri istituti.
Non solo. Entro questa settimana sarà messo a punto per tutta l’Eurozona il cosiddetto “modello Cipro”. In sostanza, nel caso di rischio crac di una banca, i depositi presso di essa sopra i 100 mila euro e i suoi obbligazionisti junior e senior saranno coinvolti nelle perdite, in modo da non gravare sul contribuente e per evitare problemi di “azzardo morale” (Cipro non ce la fa e rimette in discussione il piano di salvataggio. E’ tutto da rifare?). Una norma corretta, in linea teorica, ma che mette a repentaglio i risparmi degli italiani, specie se si pensa all’opacità dei bilanci di molti istituti, come di recente ha dimostrato il caso MpS, con perdite plurimiliardarie non comunicate al mercato.
Beh e se ce lo dice uno del gruppo mediobanca…..vorrei ricordarle che a causa di Monti molte persone si sono suicidate!!! Grazie Monti-grazie Fornero!!!