8 mar – Tra il 2000 e il 2011 l’Italia ha incrementato del 19% la produzione di energia da fonti rinnovabili, che vale il 28% della fornitura di energia elettrica. Il picco e’ stato raggiunto nel 2011 quando con 29 miliardi investiti l’Italia e’ stato il quarto Paese al mondo per investimenti in energia verde, grazie a una forte politica incentivante che non e’ priva di effetti distorsivi sul costo in bolletta per il consumatore finale.
E’ quanto emerge dal ”Rapporto Ocse sulle performance ambientali: Italia 2013”, presentato oggi a Roma da Simon Upton, direttore del dipartimento Ambiente Ocse, alla presenza del ministro Corrado Clini, e del sottosegretario allo Sviluppo economico, Claudio De Vincenti.
Piu’ aumenta la capacita’ installata, infatti, piu’ aumenta il costo dell’incentivo che, ad esempio, e’ raddoppiato nell’arco di un solo anno, tra il 2010 e il 2011, portandosi a quota sette miliardi di euro. Parimenti, gli incentivi per l’uso di rinnovabili hanno rappresentato circa il 15% del costo in bolletta a luglio 2012, circa raddoppiato rispetto al 7,3% del gennaio 2010.
In tale quadro, pur riconsocendo gli sforzi compiuti in Italia per ”adeguare gli incentivi e permettere di controllare i costi che gravano sui consumatori fino al 2020”, gli esperti Ocse sono critici ”con la politica italiana in materia di rinnovabili che, in linea generale, sembra sia stata caratterizzata da una mancanza di visione di lungo termine, forse a causa del fatto che un piano destinato alle energie rinnovbili sia stato preparato solo nel 2010, i seguito agli accordi presi in ambito Ue”.