3 marzo – La violenza di genere non ha una sola patria perche’, ovunque, nel mondo, le donne sono, quotidianamente, l’obiettivo di atti violenti che, sovente, maturano in una dinamica di coppia o familiare.
La stessa Italia non ne e’ immune, come ha certificato una recente indagine, secondo cui, ogni tre giorni, una donna muore come conseguenza di atti di violenza per mano di un uomo: il marito, il compagno o, peggio, qualcuno che si sente da essa respinto senza alcun motivo. Anche in Tunisia la violenza contro le donne esiste, e’ sempre esistita, anche se sino a pochi anni fa la si ignorava colpevolmente, quasi che fosse un irrisolvibile retaggio di una cultura antica, difficile da combattere o rimuovere. Ma e’ un fenomeno che, colpendo trasversalmente (ne sono vittime le donne, di ogni ceto e censo, delle zone rurali, cosi’ come quelle che abitano nelle piu’ importanti citta’ del Paese), ha resistito alla crescita della societa’ tunisina in senso laico.
E qualcuno, oggi, teme che esso possa ritrovare nefasto slancio se dovesse prevalere l’ideologia, ancorata ad una lettura non condivisa del Corano, che vuole fortemente marginalizzare il ruolo della donna. L’ultima indagine, compiuta su scala nazionale e presentata in occasione di un seminario internazionale sul problema in Tunisia, fornisce dati che non sono affatto sorprendenti, ma che restano certamente drammatici, come quelli che dicono che e’ il partner sessuale il responsabile del 78,2 per cento dei casi di violenza e che le donne, della fascia d’eta’ compresa tra i 18 e i 64 anni, sono il ”bersaglio” preferito. ansamed