Battaglia senza esclusione di colpi tra Vittorio Feltri e Lilli Gruber. Il tutto è nato da una battuta, anzi da un insulto, rivolto dalla conduttrice di Otto e Mezzo al direttore di Libero: “Per Feltri io sarei così di sinistra da non usare la destra nemmeno per impugnare la forchetta? Veramente io sono mancina… a questo poveretto in andropausa grave gli dice proprio malissimo“. Così Lilli la rossa a Un giorno da pecora, su Rai Radio 1. La conduttrice era seccata per un pezzo pubblicato su Libero in cui si commentava l’intervista a Io Donna in cui raccontava il suo nuovo libro, una sorta di manifesto femminista nel quale la Gruber punta il dito contro l’eccesso di “testosterone”, in politica così come in ogni aspetto o quasi della società. liberoquotidiano.it
La replica di Vittorio Feltri
Mi riferiscono che l’attempata Lilli Gruber, seccata per un articolo dedicatole da Libero circa la sua propensione in tv a pendere sempre a sinistra, invitando al programma da lei diretto, Otto e mezzo, quasi esclusivamente compagni amici suoi, mi ha ricoperto di insulti alla radio (Un giorno da pecora), il che conoscendola non mi sorprende né mi addolora.
Le critiche anche aspre mi lasciano indifferente se riguardano il mio personale lavoro. Si dà il caso però che in questa circostanza il pezzo che l’ha infastidita non sia opera firmata da me bensì della collega Costanza Cavalli, la quale per altro ha una penna incisiva ma delicata, e si è limitata a registrare alcuni tic della famosa o famigerata conduttrice. Rilevo quindi che la giornalista sudtirolese pure stavolta, come le accade spesso, ha sbagliato mira e ha colpito me scambiandomi per l’autore del testo, scritto benissimo dalla redattrice Costanza.
Succede a una certa età di fare confusione e di dire scemenze, per cui concedo a Lilli le attenuanti geriatriche. Sarebbe assurdo prendersela con una signora invecchiata precocemente, e tuttavia non rassegnata al trascorrere degli anni, al punto da nascondere la propria decadenza con la squallida chirurgia plastica che le sfigura il volto rendendolo ridicolo.
La Gruber mi definisce un poveretto in andropausa grave, ignorando che la citata andropausa non è una patologia bensì un fenomeno naturale molto meno accentuato della menopausa, di cui lei è vittima innocente da lustri, senza che nessuno abbia avuto il cattivo gusto di rammentarglielo. Provvedo io a rinfrescarle la memoria, non potendo rinfrescarle la mente offuscata e il corpo in disfacimento fisiologico.