«Rabbia e sconforto, questi sono i sentimenti emersi durante i due incontri che il Segretario Provinciale del SAP Lorenzo TAMARO e quello Regionale Olivo COMELLI hanno partecipato con i Poliziotti della Polizia di Frontiera delle sottosezioni di Villa Opicina, di Fernetti e di Rabuiese, quelli impegnati quotidianamente ad affrontare sul campo il fenomeno dell’immigrazione clandestina che interessano in modo così importante in questi tempi». Lo sottolinea in una nota il Sap – Sindacato Autonomo di Polizia. La notizia è riportata dal giornale locale triestecafe.it
«Anche – viene riferito dalla nota – mentre stiamo scrivendo questo comunicato, infatti continuano incessanti le operazioni di identificazione di persone rintracciate sul nostro territorio. Non ci sono spazi adeguati per poter accogliere così tanta gente, locali come quelli di Fernetti adatti a poter ricevere in sicurezza e dignità forse 5, 8 persone, e non 20 anche 30 come sempre più spesso accade. Le condizioni di queste persone, anche quelle rintracciate oggi, che hanno affrontato un viaggio lungo e difficile spesso a piedi in mezzo ai boschi è assai precario».
«Si riscontrano – ancora il Sap – sempre più spesso infatti casi di scabbia, quella che ovviamente è facilmente riscontrabile da tutti, mentre nulla si conosce delle condizioni generali, in quanto malgrado i numerosi appelli del SAP sul tema, ancora oggi non è stato messo in pratica un controllo sanitario che agisca in automatico in caso di rintracci. Anche i mezzi sono del tutto inadeguati al trasporto di queste persone, perché non dispongono delle necessarie protezioni per gli operatori di polizia e anche perché non vengono effettuate le opportune quanto necessarie successive igienizzazioni».
«Stesso problema – conclude il Sap – vale per gli ambienti. Il tutto è aggravato da turni che si protraggono nel tempo a causa della ormai nota carenza di organico, che malgrado l’emergenza il Dipartimento non ha ritenuto opportuno colmare con personale della stessa “specialità” aggregato da altre provincie. Cosa stiamo aspettando?»
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