«Sarà difficile per l’Italia avere cariche importanti nella prossima Commissione europea. O i partiti oggi al governo piegano un po’ la testa e chiedono scusa oppure non avranno niente», dice Romano Prodi, in occasione dell’intervista rilasciata alla Repubblica delle idee, teorizzando la solita linea di sudditanza nei confronti dell’Europa: «Oltre a essere isolati -lamenta l’ex premier- i nostri governanti hanno insultato in modo fisico i dirigenti europei. Per andare a festeggiare con la parte violenta dei gilet gialli a Parigi, ci vuole un genio. Qualcosina finiranno per avere, ma non sarà un posto di rilievo. L’Italia è sempre stata indispensabile nel costruire le maggioranze che prendevano le decisioni, adesso no».
Per quanto riguardac il fututo del governo gialloverde, Prodi non ha dubbi: «Siamo al capolinea». L’ex premier fondatore dell’Ulivo non fa sconti sullo stato di salute del Paese riferendosi a una situazione economica che definisce disastrosa e fuori controllo.
Ma non si tira indietro nell’indicare una via di uscita, un’alternativa per battere M5s e Lega: «Una grande coalizione riformista che rimetta a posto il Paese. Ci siamo riusciti in momenti più difficili, si può fare». Ma basta attacchi personali, programmi conflittuali, prospettive a breve termine, bacchetta il professore. L’orizzonte che traccia, piuttosto, è l’Europa, unica possibilità per contrastare l’autoritarismo diffuso nel mondo.