di Gianluca Veneziani
Com’era la storia per cui i migranti sono i nuovi ebrei e gli unici antisemiti sono gli estremisti di destra? Com’era la vulgata che fa tanto comodo alla sinistra e le consente insieme di spalancare le porte all’invasione, di gridare al fascista e fingere di difendere gli ebrei? Ebbene, ora tutto quel teorema politicamente corretto è stato smontato da una persona non certo tacciabile di simpatie razziste; non solo un intellettuale lucidissimo, ma anche un ebreo, vittima diretta del montante odio antisemita.
Ci riferiamo al filosofo francese Alain Finkielkraut, colpito negli scorsi giorni da pesanti insulti e minacce di aggressione fisica da parte di alcuni manifestanti (islamici) dei gilet gialli. Un paio di giorni fa il pensatore transalpino ha rilasciato un’intervista a L’Osservatore romano, colpevolmente passata sotto silenzio dal resto della stampa, in cui ha spiegato finalmente a sinistrosi e politologi che leggono la realtà con gli occhiali dell’ideologia quale sia la vera matrice degli attacchi contro gli ebrei.
E la sua tesi è sorprendente per efficacia e anticonformismo. «Tra i migranti», afferma Finkielkraut, «ci sono persone animate da ottime intenzioni, ma più aumenteranno i migranti in provenienza dall’Africa, dal Maghreb o dal Medio Oriente più aumenterà l’antisemitismo in Francia e in Europa».
E ancora: «Vorrei dirlo a Papa Francesco: certamente bisogna trattare con dignità le persone che bussano alle nostre porte, ma si deve avere anche il senso della realtà, la nuova composizione demografica dell’Europa spiega ampiamente l’esplosione dell’antisemitismo»
Sbam! Con un gancio e un diretto Finkielkraut manda in frantumi il mito del buon migrante perseguitato che viene qui solo a cercare accoglienza. No, spiega lui, spesso sono proprio i migranti, evidentemente in quanto di fede islamica in buona parte, i principali fautori dell’antisemitismo in Europa.
Persecutori, dunque, anziché perseguitati. Ma nella sua disamina il filosofo francese non si ferma qua ed estende le responsabilità anche ai teorici che incoraggiano questa deriva migratoria, ai cattivi maestri che favoriscono l’afflusso di disperati, lo giustificano e lo auspicano, e soprattutto avallano impropri paragoni tra gli immigrati di oggi e le vittime della Shoah.
«Smettiamo di dire che i migranti sono i nuovi ebrei», chiede a gran voce Finkielkraut, «e che la solidarietà esige di accoglierne un numero crescente. A forza di buone intenzioni stiamo preparando un avvenire cupo per gli ebrei europei».
Ecco a cosa conduce il buonismo della sinistra: non solo è sterile, ma rischia di essere dannoso, trasformandosi in cattivismo contro i veri perseguitati del ‘90
Da cui l’appello accorato di Finkielkraut a «immaginare una nuova politica migratoria» perché da quella dipende non solo la tenuta dei nostri Stati nazionali e dell’Europa tutta, ma la stessa sorte del popolo ebraico.
Lo aveva capito già quel genio di Karl Lagerfeld recentemente scomparso: accogliere troppi migranti significa incentivare l’odio contro gli ebrei. Qualcuno storcerà il naso, ma i veri antisemiti sono gli antirazzisti (Liberoquotidiano)